sabato 26 dicembre 2015

Arrivederci Byron Bay

28 Ottobre 2015

La fine della "mia Australia", così avevo terminato l'ultimo post.
Erano gli inizi di ottobre e in quel periodo la mia vita era una serie di alti e bassi. C'era un periodo in cui ero felice, spensierato ed ottimista e in quel periodo stavo con lei. Poi d'improvviso tutto è cambiato. In un paesino piccolo come Byron Bay ho incominciato a sentirmi un po' spaesato. Ero pur sempre felice ed ottimista, ma onestamente meno spensierato. Domande e perplessità, in quelle ultime settimane prima della partenza per Vietnam, che ancora adesso non hanno ottenuto una vera risposta.

Ma torniamo a noi; per un Buonopane che se ne va, un altro ne arriva.
Il 9 ottobre Luca e Carlotta sono atterrati a Brisbane dopo essersi rifugiati al caldo in Italia evitando quel "tanto" sentito inverno di Byron Bay.
Quella mattina il mio caro Cody era diventato una navetta. Partiti in due (io e Marco), tornati in sei. Due ore in linea d'aria ci separavano dall'aeroporto di Brisbane, ma che con il cambio dell'ora, oltrepassando il confine tra New South Wales e Queensland, sarebbero diventate solamente una.
In città ci aspettavano altre due persone. Il ben noto Andrea da Boves che oramai aveva deciso di trascorrere i suoi fine settimana nella nostra cara cittadina e la graziosa Iolanda che avevamo lasciato in quel di Broome durante il nostro lungo viaggio a nord.


Io e gli orari non ci siamo mai, soprattutto se si tratta di biglietti aerei. Fatto sta che siamo arrivati a destinazione circa un'ora in anticipo. Dopo una lunga attesa, con il costo del parcheggio che saliva sempre di più, ecco spuntare dietro le porte scorrevoli degli arrivi due protuberanze, Carlotta, e un'altra a fianco, una panza… Luca.
Oddio completamente cambiati: lei secca e con i capelli più corti. Lui senza più capelli e rasta, ma con parecchi chili in più. Voto 2.
Luca non me lo ricordavo proprio più con i capelli corti, ma soprattutto non ricordavo di aver un fratello malato terminale… almeno con quel taglio sembrava appena uscito da una clinica.

In dolce compagnia siamo ritornati lì nel punto più ad est dell'Australia dove ad attenderci c'era una coda infinita. Ben tornati a Byron Bay.
Nel frattempo ero riuscito a trovargli una sistemazione provvisoria, almeno per i primi venti giorni, con tutte le loro robe già in stanza. A solo cinque minuti da casa mia, nella stessa zona in cui abita Amy. In una casetta in mezzo al verde di Lilly Pilly nella stanza di Brianna, una ragazza conosciuta tramite Amy che per quel lasso di tempo sarebbe tornata dalla famiglia in South Australia. Un posto davvero bello e ad un prezzo introvabile in quella stagione.






Giusto il tempo di sistemare le loro robe e mangiar qualcosa al volo e poi diretti in spiaggia. E a The Pass, come per magia, con il ritorno di mio fratello, avevano fatto ritorno anche le onde. Non so da quanto tempo non vedevo più l'oceano in quelle condizioni. Finalmente delle onde che si potevano definire alte. Finalmente si ritornava a combattere con la potenza dell'acqua. A distanza di quasi tre mesi le cose erano decisamente cambiate. Ora, in acqua, mio fratello aveva un altro avversario. Quasi mi veniva da ridere vederlo remare goffamente con quei capelli corti, faccia gonfia e una muta che non gli era aderente, di più. Doveva decisamente rimettersi in forma e riprendere fiducia con la tavola.
Quel giorno sono riuscito a prendere parecchie onde e non so per quanto tempo son rimasto dentro; non riuscivo a smettere. E poi eccoci assieme sulla stessa onda, uno di fianco all'altro. E poi ancora. Entrambi, l'avevamo vista arrivare in lontananza; ci siamo guardati e con il massimo delle forze abbiamo iniziato a remare. Io ero nella posizione di precedenza e secondo le regole lui si sarebbe dovuto scansare. Da buon fratello ha saggiamente deciso di "dropparmi" e di prenderla lo stesso. Eravamo spalla contro spalla a combattere per quell'onda, quando improvvisamente lui si è portato poco più avanti. Ed è in quel momento che con un manovra che ancora non mi so spiegare, gli sono passato dietro e sfruttando l'onda che si spaccava l'ho sorpassato alle spalle senza che se ne accorgesse. I ruoli si erano invertiti, ora a prendere l'onda ero io. È stata una sorta di rivincita per tutte le volte che me lo sono visto partire di fianco a me quando, impacciato, cercavo di rimanere in equilibrio sulla tavola.














La sera stessa li ho portati fuori a mangiare, offrendogli una pizza al "Buco" e con noi c'erano anche Marco e Andrea. È stato un weekend impegnativo, come d'altronde lo sono stati tutti quelli passati insieme all'altro fratello di Boves.


Sempre con loro siamo tornati alle Minyon Falls e questa volta li ho portati fino alla base. 
Bello come sempre; prima lungo la scarpata e poi immersi nella fitta foresta pluviale che li ha lasciati a bocca aperta. Sullo quello stesso tragitto hanno fatto la loro comparsa due grosse Johanna, per intenderci una lucertola simile ad un varano, un simpatico echidna e un piccolo pitone. La primavera stava risvegliando tutte quelle creature che con il pallido sole invernale stentavano ad uscire dalle loro tane. La cascata era quasi secca, solo un sottile filo d'acqua cadeva parallelo alla sua immensa parete; così grande che nemmeno il grand'angolo della GoPro è in grado di condensarla in un'unica foto. La stessa pozza alla base si era ritirata parecchio e l'acqua era decisamente più stagnante… ma non mi sono comunque tirato in dietro per un bel bagno.













Ogni giornata e ogni sera, sempre se non lavoravo, erano una scusa per far festa o trovarsi a cenare insieme. Le serate con l'Andre di Boves rimarranno sempre quelle più memorabili. Lui che spariva e poi me lo ritrovavo il mattino seguente a dormire nel mio van.

I giorni passavano e la data della mia partenza si faceva sempre più vicina. In casa si respirava un clima di addio. Dopo cinque mesi stavo lasciando quella che era diventata una piccola famiglia. Da lì a pochi giorni sarebbe entrata al mio posto un'altra ragazza. A dir la verità, mi spiaceva veramente tanto lasciare quella tranquilla casa in Mahogany Drive.


Lo stesso clima si respirava al lavoro. I giorni che rimanevano si incominciavano a contare sulle dita delle mani. Nuovi volti hanno iniziato a presentarsi all'interno del ristorante e del bar. Persone in prova, in cerca di un posto fisso per la stagione estiva. Per un attimo avevo rivisto in loro me stesso, cinque mesi fa, quando giravo di posto in posto con in mano un curriculum che tutto sommato conta e non conta. Diciamoci la verità, per trovar un lavoro qui devi arrivar nel posto giusto al momento giusto.
Senza prevederlo, l'ultima settimana ho lavorato davvero parecchie ore, facendo anche qualche doppio. Apertura, chiusura e conti in cassa. Ad essere sincero un po' ero contento di smettere e concedermi finalmente una lunga vacanza, ma come era già successo per i precedenti posti di lavoro, lo stavo interrompendo sempre nel momento, come dire, più bello, quando hai appreso il mestiere e ti senti in grado di svolgerlo anche ad occhi chiusi, senza quelle insicurezze o dubbi dei primi giorni di lavoro.

Fino all'ultimo pensavo di essere io quello che partiva e spariva nel nulla… invece a farlo prima è stata lei. Di punto in bianco aveva deciso di prendere e partire insieme ad Andy. Direzione Thailandia. Sarebbe partita da lì a pochi giorni e sarebbe tornata il giorno dopo la mia partenza. In poche parole non ci saremmo più visti.
Non so cos'è scattato in quelle giornate prima della sua partenza, ma abbiamo come sentito la necessità e il voler star insieme e condividere quegli ultimi momenti. Ricordo l'ultima mattina con lei… ad ogni suo sorriso sentivo un male dentro. Non sapevo se essere felice o triste. Se ne stava andando. Era tempo per entrambi di voltar pagina. Tutto era cambiato, lei era cambiata, mentre io non ero ancora uscito dall'idea che tutto era finito. Era il momento di godersi le ultime settimane a Byron Bay.





I giorni passavano come le lancette dei secondi sull'orologio. Ultime surfate in compagnia di mio fratello, godendosi gli ultimi tramonti a The Pass e gli ultimi delfini. Che dire, già mi mancava tutto. Cinque mesi trascorsi troppo in fretta e tante emozioni che difficilmente riuscirò a portarmi dietro e a rivivere da qualche altra parte.
Arrivò così anche l'ultimo giorno di lavoro, mentre per Luca e Carlotta il lavoro rimaneva sempre una caccia al tesoro. Ma qualcosa era saltato fuori negli ultimi giorni… qualche lavoretto di giardinaggio e catering.
Io nel frattempo ero riuscito a far anche un lavoro extra che mi ha fruttato dei bei soldini. Su Gumtree c'era un annuncio che cercavano un fotografo per far delle foto ad una villa in vendita. Una villa da circa un milione di dollari. Foto che sarebbero finite all'agenzia responsabile della vendita. La proprietaria, nonché l'architetto era una ragazza svizzera/italiana che oramai vive in Australia da parecchi anni. Bé direi che come lavoro non era niente male ma dovreste vedere anche la casa in cui vive lei.





Nel frattempo, come normalmente succede prima di un addio, la compagnia negli ultimi giorni si è allargata e nuove conoscenze hanno ampliato il mio cerchio di amicizie a Byron Bay… come si direbbe qua: <<Such a shame!>>. Allo stesso tempo un vecchio volto ha fatto la sua comparsa: il caro e vecchio Baptiste, uno dei ragazzi francesi che era nella vecchia compagnia hai tempi di Adelaide.
Cene in casa, feste di addio, pizza, sushi e semplicemente un compleanno in spiaggia per il nostro caro Marco di Ponte Nuovo (a dir la verità tre compleanni, il suo, quello di Simona e di Simone). Ventinove anni festeggiati in riva a The Pass. Una giornata stupenda passata per la maggior parte del tempo in acqua a surfare. Era forse la mia ultima occasione per farlo. Non sono bastate tre birre e frenarci; io e Luca siamo stati dentro fin tanto che il sole non se n'è andato dietro alle montagne. Vedevo storto, sfuocato… forse avevo bevuto troppo, o forse, caro Andrea, avevi semplicemente perso le lenti. Non importava, ero troppo eccitato ad alzarmi e cadere dalla tavola in quelle acque color oro per pensar ad altro. Una foto di gruppo, tra italiani, brasiliani, olandesi, inglesi, australiani ecc ecc che riassume in un solo scatto la felicità e l'armonia che si respirava in quei giorni.













E poi è arrivato quel giorno. Il giorno in cui la mia camera doveva essere vuota. Il giorno in cui i miei bagagli si sarebbero trovati ammassati al piano di sotto. Il giorno in cui sarei passato a salutare tutti. Quel giorno in cui avrei sperato di surfare dalla mattina alla sera e che invece si è trasformato in un dì di pioggia. Quella pioggia senza interruzioni. Una giornata uggiosa, dove l'unica cosa da fare era mettersi sotto le coperte; ma non avevo più nemmeno quelle.


Ero di fretta, che dico, ero in ritardo… come al solito avevo controllato male l'orario dell'aereo.
Un saluto di fretta all'ultimo rimasto, Andrea lo chef. Sono entrato direttamente in cucina durante il servizio. Un ultimo abbraccio a quel pilastro di Targa, tanto serio nel lavoro ma tanto scemo nella vita. Tanto scemo ma tanto fratello, da regalarmi i suoi infradito appena comprati; a me che la sera prima li avevo persi in giro. Un gesto davvero carino alla pari con quello di Nick, il ragazzo americano che da Margaret River era venuto fino a qua con Andrea (la ragazza…Andy). Questo biondo originario della Florida mi ha lasciato la sua giacca di pelle, perché un vero "bad boy" in sella ad una moto, doveva indossare una giacca del genere!
Tutto era pronto. Lo zaino più pieno del previsto e noi abbastanza in ritardo. Fortuna vuole che il fuso orario del Queensland mi ha salvato.
Ed eccomi qui… fermo all'aeroporto di Coolangatta in Gold Coast in attesa della mia partenza per Ho Chi Minh, con scalo a Kuala Lumpur. È tempo per una nuova avventura. Tempo di far ammirar ai miei occhi una nuova realtà… quella del sud-est asiatico. Good night dear Australia… See u later!
Vietnam, sto arrivando.


Nessun commento:

Posta un commento