È stato difficile lasciare quel cottage a cui oramai ci eravamo legati molto; così come il lavoro alla Leeuwin Estate che mi aveva fatto conoscere persone fantastiche, mi stava insegnato tanto sui vini e che al tempo stesso fruttando un sacco di soldi. È stato difficile lasciare quei posti e quelle persone che facevano oramai parte della nostra vita quotidiana. Ma ci stavamo lasciando alle spalle un freddo che ci stava allontanando da quella che è la classica idea dell'Australia. L'avevo già provato l'anno scorso, sopportando l'inverno ad Adelaide, e sinceramente volevo evitare di farlo di nuovo. Volevamo seguire il caldo, volevamo seguire il sole… follow the sun.
E così in pochi giorni tutto fu pronto. Ultimo party con gli amici, ultimo brindisi con i colleghi di lavoro e pizzata con tanto di forno a legna con Traudel e family.
Pronti in tutti i sensi. Tetto del van rimesso a nuovo dopo aver grattato via la ruggine e averlo riverniciato. Buchi sigillati, pneumatici sostituiti con quelli presi dai van di Daniel e Silvia e Gianluca e Roberta che avevano deciso di non camminare più (mi ero dimenticato di parlar di quest'ultima coppia… giusto per riprendere il discorso dell'Australia tanto grande ma alla fine così piccola: vivono in zona Cameri e Gianluca ha lavorato per un certo periodo alle pompe funebri di Robecco, per il frascin! E ha giocato nel Concordia l'anno prima che andassi io, guarda te che caso conoscerli a Margaret River!), cambio d'olio e un porta pacchi nuovo o meglio comprato da Silvia e Daniel. In poche parole ora abbiamo due porta pacchi che occupano l'intera lunghezza del van.
C'è voluto un po' prima di farci entrare tutto quello che avevamo con noi. E quando dico tutto intendo proprio tutto! Biciclette comprese (tra cui la mia… da riparare). Sinceramente non ho mai visto il van così assettato e carico. Ma abbiamo trovato spazio per tutto, in particolare per le cose più essenziali ed indispensabili in un tale viaggio: mattarello e teglie per torte, colorante per dolci (verde), crema di cocco in latta, un'infinità di libri (mai aperti), vestiti e scarpe per ogni occasione (dal lavoro in farm alla serata galante in city), chitarra (da tirar fuori solo in caso di falò e quindi per cuccare), blocco di sale rosa di cinque chili da Cactus Beach che è rimasto per mesi e mesi nel van nascosto sotto tutto (la scusa è che assorbe l'umidità), mega confezione di crema solare appartenente a chissà quale ex proprietario del van (e che io uso ancora)… solo un piccolo elenco di tutte le cianfrusaglie presenti su questo van che regala più sorprese della borsa di Mary Poppins.
Addio ad Uralba, il testimone ora passa a Toni e Marta i ragazzi di Biella che vivevano in casa con noi un mese fa e che devono a tutti i costi finire i loro giorni di farm. Ultimo saluto ad Andrea, la nostra sorellina, che lavorava al panifico della cittadina a fianco e un caloroso arrivederci al nostro indimenticabile compaesano Norman. Lui da lì non si schioda! Chissà quando si deciderà ad esplorare e conoscere più a fondo questa Australia.
Il contachilometri segnava 0001… era solo l'inizio di un lunghissimo viaggio. Probabilmente il più lungo che farò in vita mia, ma chi lo sa… oramai non mi sorprendo più. Un passaggio verso sud per visitare Denmark che avevamo stupidamente saltato nella nostra avventura precedente, per poi arrampicarci lungo la costa ovest del Western Australia sino alla tropicale Darwin all'estremità del Northern Territory fino a toccare la costa est in direzione Byron Bay dove la mia Australia ha avuto inizio. Un viaggio infinito attraverso paesaggi, vegetazioni e climi completamente diversi, tra paralleli e meridiani che sommati coprono una superficie pari all'Europa intera. Io, Luca, Carlotta, o meglio le due Carlotte (la toscana e la sempre sorridente paperotta che spicca lì davanti al van come una polena in un veliero pirata) e ovviamente Cody.
In questo lungo viaggio i fondamenti e le regole principali saranno sempre gli stessi:
- Si dorme per strada, nelle piazzole di sosta o semplicemente in mezzo al bush! Niente campeggi, niente ostelli, solamente noi e la bellezza della natura e dell'outback australiano. E soprattutto niente spese.
- Tre nel van, solo se le situazioni meteorologiche o del terreno non permettono di montar la tenda per Luca e Carlotta.
- Pranzi e cene non dispendiosi, ovviamente cucinati da noi su fornelli a gas. Cibi sani e semplici. Carne abolita e quasi esclusivamente verdura fresca. È più di un mese che non mangio carne ad esclusione del pesce e devo dir la verità, mi sento meglio.
- Fermarsi solo nelle aree provviste di tavolini e che Dio la mandi buona anche d'ombra!
- Doccia in spiaggia, nei bagni pubblici o semplicemente un bagno in mare o nelle pozze naturali. Le salviette igieniche, introdotte da Carlotta (che a volte è peggio dell'ASL o meglio crede di esserlo poi è la prima a sgarrare) , sono usate da noi uomini solo in caso di vera necessità; insomma quando il puzzo supera quello delle carcasse degli animali a bordo strada e nelle vicinanze non c'è traccia d'acqua.
- Acqua! Quella non deve mancare mai! Due taniche piene… trecento bottiglie in giro per il van e ovviamente riempite più e più volte nei bagni pubblici o nei rubinetti con acqua potabile o semplicemente piovana. Non c'è da scherzare. In più aree non abbiamo trovato acqua per centinai di chilometri ma per fortuna avevamo le scorte.
- Piatti e stoviglie lavati anche loro nei lavandini dei bagni pubblici o nei rubinetti dei parchi con detergente a sostegno dell'ambiente.
- Sveglia presto nei luoghi con divieto di camping prima dell'arrivo del ranger.
Insomma alcuni punti per darvi un'idea dello stile di vita che abbiamo e stiamo affrontando in questo periodo.
7 Maggio 2015
In questo viaggio si parlerà di autostrade. Ma toglietevi dalla testa l'idea di autostrada italiana. Niente caselli, qui è tutto gratis. Niente doppie, triple o quadruple corsie. Solo una. Niente code ma solo rare macchine e tir che posso raggiungere i 50m e che ti salutano al loro passaggio. Niente barriere o guard rail a bordo strada. Solo l'infinità dei paesaggi. Niente autogrill ma solo roadhouse/benzinai distanti tra loro 200km o aree di sosta dove a dir tanto ci son dei tavolini e dei bagni con fossa biologica. Autostrade asfaltate o semplicemente di terra battuta. Strade in perfette condizioni ma che con un'improvvisa pioggia posso diventare delle vere e proprie piscine. Autostrade dove l'unico pericolo non è scontrarsi con un'altra macchina ma piuttosto con qualche animale selvatico: canguri, emù, dingo, bovini o pecore. Immaginate le nostre strade che vanno lungo le campagne del Ticino. Ecco allargatele il doppio e raddrizzatele fino ad ottenere una linea continua ed infinita. Queste sono le autostrade australiane. Libere, gratuite, in perfette condizioni, con viste spettacolari che ti permettono di goderti il viaggio e di sognare mentre lo fai. Questi è il viaggio On The Road.
Da qui in poi i nostri cellulari non prenderanno quasi mai. La possibilità di connettersi sarà pari a zero. Le uniche possibilità di trovare una wifi gratis sono quelle che si potranno considerare "città". Questi saranno alcuni dei principali motivi per cui non ci faremo sentire, non pubblicheremo foto o altro. Ma il motivo principale sarà comunque questo: lasciateci godere questa esperienza e quando sarà il momento vi racconteremo tutto.
Ora sedetevi, rilassatevi, mettetevi della musica alle orecchie e lasciate spazio all'immaginazione e intraprendete questo lungo viaggio insieme a noi.
Si parte.
Ed ora sei partito anche tu... anche tu alla scoperta di nuovi orizzonti e nuovi mondi. Accompagnaci lungo questi posti da te tanto sognati; corri con noi lungo queste strade che si perdono nell'infinito e rendi eterna questa tua passione. Ciao Davide.
Una gita fuori porta verso sud prima della spedizione a nord. Questa volta tagliando per l'entroterra, passando da Nannup e dal piccolo paesino di nome Carlotta!
Colline, prati verdi, laghetti ed eucalipti dal tronco bianco. Paesaggi idilliaci, dai colori vivaci e freschi che da lì a pochi giorni non si sarebbero più visti.
Prima tappa Nornalup! Si torna a ripercorrere la Valle dei Giganti. Quegli enormi eucalipti che avevamo incrociato lungo la strada nel viaggio con Andrea. arrampicare il Bicentennial Tree è stata come sempre una grandissima emozione. Sessantacinque metri d'albero lungo una scala a chiocciola fatta di chiodi picchiati dentro il tronco alla distanza di circa mezzo metro l'uno dall'altro e con il vuoto sotto i piedi.
Da qui una tirata lungo la South West Highway in direzione Denmark dove siamo finalmente arrivati quando il sole era oramai già dietro l'orizzonte.
L'unica soluzione era uscire il più possibile dal paese e nascondersi da qualche parte per trascorrere la notte. Ecco trovato un buon nascondiglio in un punto panoramico sopra Ocean Beach dove ovviamente c'era il divieto di campeggio.
La prima notte in tre nel van; una notte da incubo per Carlotta non aveva mai provato a dormire nella mia accogliente "casa". È stata solamente una questione di abitudine, ha dovuto solo capire come sfruttare gli spazi vitali nel modo più adeguato.
8 Maggio 2015
Il risveglio all'alba è stata una cosa fantastica: una luce calda, una vista mozzafiato su tutta Ocean Beach e delle belle onde che preannunciavano una bella mattinata di surf. Fantastica per noi e sublime per Carlotta che non vedeva l'ora di uscire da Cody che per lei quella sera era diventato un incubo.
Le nuvole e il freddo dell'inverno alle porte non ci hanno comunque abbattuto. Alle 8 eravamo già in acqua. Condizioni perfette: zero vento, acqua limpida e onde pulitissime. Non so per quanto tempo saremo rimasti in acqua; probabilmente senza accorgercene un paio d'ore.
E mentre eravamo seduti sulle nostre tavole ci siamo guardati in faccia e ridendo ci siamo detti: <<Ragazzi siamo definitivamente in vacanza. Chissà per quanto. Niente più lavoro; niente più capi e turni da rispettare. Siamo liberi!!>>.
Luca si è divertito come un bambino a prenderne una dopo l'altra, io finalmente con una muta nuova, senza squarci o buchi, mi sono alzato solamente su una, Carlotta invece era piuttosto abbattuta per il continui frulloni. Ma sarà stata anche la tavola che cadeva a pezzi! Una mattina davvero bella. Nuvole all'inizio e un sole caldissimo sul finire. Tutto perfetto se non fosse il male alla costola che alla fine si fa sempre sentire.
La mattina è continuata nel William Bay National Park lungo le sue candide spiagge e le acque cristalline di Greens Pool ed Elephant Rock, una roccia che se vista da una giusta prospettiva ha tutta la forma di un enorme elefante. Delle baie davvero fantastiche da fare invidia alla nostra Sardegna, peccato per la temperatura esterna e per il cielo coperto che hanno chiarito ogni dubbio se far un bagno o no.
La tappa successiva è stata Albany dove eravamo già passati la scorsa estate e dove forse si trova, a mio giudizio, una delle spiagge più belle d'Australia: Little Bay nella Two Peoples Reserve. Qui siamo riusciti ad arrivare all'ultimo prima del calar del sole alle Blowholes, dove enormi masse d'aria, causate dalle onde, vengono scagliate a tutta raffica fuori da alcune insenature nella roccia. Ma la cosa divertente è che io e Luca indossavamo delle gonnelline di Carlotta con sotto niente. Vi lascio immaginare i filmati che sono saltati fuori… altro che Marilyn Monroe sul tombino di New York!
Questa volta niente più discoteca, solo un fish & chips che difficilmente io e Luca scorderemo e una birretta a ritmo di blues nell'unico bar aperto. Niente più luci di Natale per strada di quel fine novembre. Decisamente un'altra Albany rispetto a all'estate scorsa. Così come il posto in cui siamo andati a dormire; non a due passi dalla spiaggia ma in un'area a bordo strada imboscati dietro ai cespugli.



9 Maggio 2015
Sabato. L'unico desiderio era di arrivare diretti a Fremantle per goderci una serata pazza dopo le brevi ma soprattutto tranquille serate di Margaret River.
La pioggia e il freddo ci hanno dato il benvenuto ad un giornata che si preannunciava totalmente passata in macchina. Circa 400km che in confronto a quelli che si sarebbero fatti nei giorni successivi non erano niente.
Una tirata lungo tutta la Albany Highway attraversando l'entroterra, percorrendo i pascoli e le colline verdi di queste terre. E infine eccoci ancora lì, nella mia vecchia amata Fremantle. Ritornarci è sempre comunque un'emozione per me. Questa cittadina ha tanto da raccontare.
Siamo arrivati giusto in tempo per dar un'occhiata ai cassonetti dietro al supermercato che ualà ci hanno offerto un sacco di pane ancora buono, ma soprattutto un sacco di verdura ancora in perfetto stato: peperoni e zucchine che ci hanno sfamato per diversi giorni ma che soprattutto andarli a comprare sarebbero costati una valanga di soldi!
Quell'ultimo sprazzo di sole mi ha concesso un ultimo bagno in quelle acque che hanno conciliato le mie pause durante l'estate scorsa quando ancora lavoravo da Sandrino; poi, ritornare nel mio bagno è stata un'emozione quasi da strappa lacrime. Le mie docce pubbliche a South Beach rimesse completamente a nuovo. Quando le usavo io cadeva tutto a pezzi.
Dopo una grigliata di verdure fatta sui barbecue in spiaggia ecco spuntare nella piazzetta in centro il vecchio Patrolone verde! Sandrino (Alessandro) e Ioli (Iolanda) ci avevano raggiunto! I nostri nuovi compagni di viaggio: lui, legnanese conosciuto per caso in spiaggia a Margaret River quando eravamo in viaggio con Andrea verso Perth, lei, siciliana ma naturalizzata milanese conosciuto sempre a Margaret negli ultimi mesi. Insomma iniziava il viaggio in carovana.
Un ultimo saluto come sempre agli amici di Sandrino (questa volta il ristorante) e poi serata in quel di Fremantle, ovviamente al Newport.
Poi siamo ritornati a casa mia… al porto dove andavo a dormire tutte le sere insieme agli altri pochi vagabondi che circolavano in quel periodo. Quanti ricordi…
10 Maggio 2015
Non avevo mai visto il faro così intasato di backpackers, van e addirittura tende. Era diventato un vero e proprio accampamento sebbene i numerosi cartelli di divieto.
Quella di oggi è stata una giornata praticamente persa a girare in lungo e in largo tra Fremantle e Perth.
Bucato, cafferino in uno dei café più rustici e belli di Freo, O'Connor & Lincoln, spesa, ricerca tavola da surf per Carlotta e Iolanda e infine scarico di alcuni bagagli di Carlotta a casa di una sua amica. Insomma una giornata pallosa!
Ma alla fine ci siamo rimessi in marcia giusto in tempo per arrivare a goderci il tramonto a Lancelin sulle dune di sabbia che per qualche istante ci hanno fatto sentire in un altro posto pur che l'Australia. Dune bianchissime che col calare della luce hanno assunto a poco a poco un colore che andava dal viola all'azzurro. Un posto affascinante. E dentro di me pensavo: questo è solo l'inizio di un lungo viaggio.
Per arrivare al Pinnacles Desert mancavano ancora una cinquantina di chilometri. Siamo riusciti a convincere gli altri a muoverci nel buio per essere già lì sul posto a goderci l'alba il mattino seguente. Alla fine è vero, può essere pericoloso spostarsi di notte soprattutto per il pericolo degli animali in mezzo alle strade. Ma basta andar piano e tenere gli occhi aperti. Infatti non si è vista la minima traccia di canguri. L'unica cosa che poteva attirare i nostri occhi erano le stelle sopra di noi. Più volte ho spento per qualche secondo i fari del van e vi dico che non ho mai visto una cosa così emozionante. Senza il minimo inquinamento luminoso, tutto appariva così chiaro, la via Lattea sembrava quasi disegnata. Un cielo in HD. E mentre guidavamo in mezzo al nulla ecco cadere anche una stella cadente. Che meraviglia!
I cancelli per i Pinnacles erano chiusi così abbiamo trovato un parcheggio all'altezza di Hangover Beach a pochi chilometri da lì. Ovviamente il divieto di camping c'era, ma qualcuno se n'era fregato prima di noi. Le foto alle stelle parlano da sé; questo era il panorama sotto le nostre teste quella notte.
11 Maggio 2015
Sveglia prima dell'alba, come su consiglio delle Traudel, per andare ad ammirare la nascita del Sole in questo posto surreale. I Pinnacles, migliaia di colonne calcaree che spuntano dal terreno desertico creando un paesaggio quasi lunare, quasi come se fossero state appoggiate lì una ad una. In realtà è tutto frutto della natura che nel corso dei secoli ha eroso sempre di più queste rocce. Non ce n'è, l'uomo non arriverà mai a superare madre natura.
Mentre il Sole si alzava, questi spuntoni si facevano sempre più dorati e le loro ombre sempre più lunghe; un effetto che abbiamo catturato con dei bei time lapse.
Tra queste rocce hanno fatto la loro apparizione anche una coppia di canguri e due curiosi pappagalli che sembravano farlo apposta a mettersi in posa per delle foto. E tra un pinnacles e l'altro eccone spuntare tre dalle sembianze umane. Stesso colore, quasi stessa forma, tre pilastri completamente nudi: io, Luca e Carlotta. Con questa foto abbiamo dato il via al Calendario Backpackers 2016 attorno all'Australia. Le foto verranno inviate solo su richiesta.
Da qui siamo risaliti fino alle splendide acque di Jurien Bay. Sabbia bianca, acqua cristallina e fredda. Finalmente si torna al mare. Si torna a far il bagno e a godersi la spiaggia in costume e senza maglietta. Sotto il sole a bruciarsi come delle vere lucertole. Questa è la vera aria d'estate. L'inverno sta avanzando, ma noi il freddo di Margaret River e delle regioni del sud ce lo stiamo lasciando piano piano alle spalle.
Tra un bagno e l'altro, due palleggi di beach volley e due lanci con la canna da pesca, alla fine abbiamo passato l'intera giornata in spiaggia e la nostra pelle da bianca e passata ad essere rossa. Inizia il mutamento!
Ci siamo rimessi in marcia sul calare del Sole per arrivare già sommersi nel buio a Dongara dove abbiamo trovato una piazzola non lontana dalla strada. Anche qui, niente Luna, niente luci e quindi una bellissima stellata.
12 Maggio 2015
La mattina si apre con una bella surfata sotto il sole a Geraldton famosa per la pesca e per la lavorazione del grano. Iolanda con la sua tavola nuova ha giusto pucciato i piedi prima di stendersi come una stella marina al Sole; Sandrino invece ha passato l'intera mattinata ad aggiustare un buco nella sua tavola. Che ridere, si era già vestito e truccato (con la sua crema protettiva stile fondo tinta) per entrare in acqua prima ancora di accorgersi del danno.
È qui che ha fatto la sua entrata anche il nuovo Inverter costato un sacco di soldi. Il povero trasformatore che allacciato all'accendi sigari caricava tutti i nostri parecchi elettronici si era completamente fuso e con esso anche vari fusibili della macchina. Insomma non l'avevamo sovraccaricato, di più!
Ma ora finalmente si viaggia comodi, senza più fili tirati lungo il van. Un Inverter connesso direttamente alla batteria della macchina dove possiamo caricare fino a 600W, praticamente tutto quello che ci serve. E in questo modo, nei lunghi tratti a volte noiosi e stancanti possiamo rivederci foto, video e persino film.
Alla marea di cose sul van si è aggiunta anche un'altra tavola. Tre non bastavano! Ora ne abbiamo un'altra usata, comprata da Carlotta in un Surf Shop.
Siamo arrivati quasi all'altezza di Kalbarri quando era già buio; inutile ripeterlo, ogni giorno arriviamo sul punto prestabilito quando è già tardi, ma cosa ci possiamo fare, qua è quasi inverno e il cielo tramonta attorno alle 17.30.
13 Maggio 2015
Al risveglio le numerose mosche ci stavamo dicendo che ci stavamo inoltrando sempre di più nell'outback. In programma c'era l'escursione a piedi lungo il Kalbarri National Park. E come ci aveva suggerito la nostra cara Traudel, avremmo dovuto farlo al mattino presto per evitare di camminare sotto il sole.
Rifornimento d'acqua, panini e retine anti mosche che una buon samaritana ha deciso di comprarci al supermercato. Tu pensa. Mi sono messo a parlare con questa signora australiana mentre facevamo la spesa. Appena è venuta a sapere che eravamo italiani ha incominciato a farmi un sacco di domande e incuriosita mi ha chiesto dove stavamo andando. <<Vi siete muniti di retine per le mosche vero?>><<Nàààà, stia tranquilla non ne abbiamo bisogno>>. Dopo qualche minuto ritorna con un sacchetto:<<Queste sono per voi, consideratelo come un regalo… le ho già pagate per voi. Sono 5 e sono costate sette dollari l'una. Lo so, quando si viaggia sette dollari fanno sempre comodo. Fate buon viaggio ragazzi e divertitevi. Viva l'Italia!>>. Siamo rimasti senza parole; manco ci conosceva e aveva speso la bellezza di 35$ per noi! E quelle retine ci hanno salvato la vita!
Puntuali come un orologio svizzero siamo arrivati al parco, dopo aver percorso un sacco di chilometri su sterrato, alle 13.00 in punto esatte! Quando il sole è perpendicolare sulle tue teste e fa benissimo alla pelle. Proprio come ci aveva detto Traudel! Siamo proprio dei geni!
Eccoci al Kalbarri National Park. Un punto idilliaco della costa caratterizzato da spettacolari rupi di arenaria rossa e gole scavate dal Murchison River. Lungo queste creste e gole abbiamo percorso il Loop Trail, un percorso di 8km tra eucalipti rossi e un bellissimo arco naturale chiamato Nature's Window. Un sole pazzesco, non un filo d'aria ma degli sciami di mosche che farebbero invidia all'Africa. Mai viste così tante in vita mia. La retina ci è tornata utile in diverse occasioni. Una bella escursione durata quasi tre ore in questi paesaggi che hanno sempre il loro perché e che mai potremo vedere dalle nostre parti. Stupendi ma nulla da invidiare alle nostre bellissime Alpi!
Da lì siamo tornati sulla strada principale dove abbiamo trovato una stupenda area di sosta lungo un fiume dove io, Luca, Carlotta e Iolanda ci siamo fatti un bel bagno. In quelle acque melmose ma in uno dei momenti della giornata più belli, quando il sole stava calando e l'acqua da marrone è passata al viola fino al blu intenso. Una meraviglia.
14 Maggio 2015
Una bella tirata fino all'ultima Roadhouse dove il prezzo della benzina era basso (tutti consigli di Traudel), prima di uscire nuovamente dall'autostrada per avventurarsi verso Shark Bay. Quasi tutte le cose che abbiamo visto sono stati su suoi consigli o di Elisa che aveva intrapreso lo stesso viaggio poche settimane prima, di gente del luogo o semplicemente tramite guide o Lonely Planet.
Dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità, Shark Bay, la baia più occidentale del continente, si estende per oltre 1.500km di costa incontaminata e comprende penisole frastagliate e spiagge di sabbia bianca e una straordinaria fauna marina; Shark Bay è anche il luogo del primo approdo documentato di un europeo su suolo australiano: nel 1616 l'esploratore olandese Dirk Hartog gettò l'ancora presso l'isola che oggi porta il suo nome.
Lungo la strada verso Denham (il paese principale), ci siamo fermati a rinfrescarci tra le tranquille acque della bianchissima Shell Beach; una spiaggia ricoperta da uno strato di microscopiche conchiglie che dopo la pioggia si cementano tra loro. Un posto davvero particolare dove puoi camminare anche per chilometri nell'acqua senza che questa superi l'altezza delle ginocchia.
Una mattinata caratterizzata da un caldo torrido, che ci ha fatto andar via un po' a malavoglia da quelle acque ghiacciate.
L'intera giornata si è conclusa tra le palme e l'ombra di Denham, la città più occidentale dell'Australia, dove abbiamo trovato una comoda area picnic; e mentre il sole calava io e l'intrepido Sandrino ci siamo cimentati in una sessione di pesca al molo in compagnia della gente del luogo. Come al solito siamo tornati con le sacche vuote mentre gli altri tiravano su seppie in continuazione.
Il giorno successivo c'era in programma di andar a Monkey Mia a vedere i delfini, così nel cuore della notte ci siamo avvicinati al parco naturale, sostando in un'area tra i cespugli dov'era ben segnalato il divieto di camping. C'era già accampato un altro van, così decidiamo di restare.


15 Maggio 2015
Un'altra notte in tre nel van. Non riuscivo a chiudere occhio; tra Carlotta che faceva versi e il poco spazio alla fine dopo non so quanto ero riuscito a prendere sonno. Ma ecco che neanche dopo due minuti mi sono svegliato, notando che fuori era già chiaro. Ma come?? Non ho dormito niente. Erano solo le 5.30 del mattino! No un momento, ma quelli erano i fari di una macchina ed era proprio dietro di noi. <<Wake up, this is the ranger>>, fuck! Eravamo stati beccati in pieno! E ora?
Siamo scesi immediatamente dal van così come tutti quelli nelle altre macchine. Davanti a me c'era un omone biondo con la pelle bruciata, tipico uomo del bush.
Per tagliarla corta, alla fine si è dimostrato più gentile del previsto. Consapevoli del cartello noi c'eravamo comunque accampati, ma lui ci ha solo chiesto di andar via da lì che non voleva aver problemi con il suo capo. Se smontavamo immediatamente non ci avrebbe fatto nessuna multa. Ci ha anche consigliato di non guidare a quell'ora verso il parco per i numerosi animali selvatici, ma di far marcia indietro verso Denham evitando di accamparci ancora. In poche parole dovevamo tirar l'alba.
E dove potevamo andare se non all'area picnic dove eravamo stati il giorno prima?
Aspettando il sole, ci siamo preparati la colazione e che dire, forse è stato meglio essere stati svegliati presto dal ranger in modo tale da arrivare in tempo per vedere i delfini che ogni giorno arrivano puntuali a Monkey Mia per il ricevere il cibo dai volontari del parco.
Siamo arrivati giusto in tempo per vedere un gruppo di delfini che nuotavano a due passi da noi facendosi accarezzare dalla biologa in acqua con loro. Che animali fantastici! Ma ho avuto modo di vederli meglio quando abitavo a Glenelg dove avevo passato l'intera giornata in barca con una mia coinquilina biologa marina. In mare aperto, senza la massa di turisti e soprattutto a gratis. Qui abbiamo dovuto pagare l'ingresso al parco dove siamo stati poco meno di un'ora anche perché il vento e le nuvole in cielo non prometteva nulla di buono.
Era tempo di salutare Shark Bay, così ci siamo rimessi in strada dopo aver fatto tappa a Hamelin Pool a dare un'occhiata a una tra le più famose colonie di stromatoliti del mondo. Formazioni simili a dei coralli ma che in realtà sono costituiti da cianobatteri quasi identici a quelli che esistevano 3,5 miliardi di anni fa e che, consumando anidride carbonica e rilasciando ossigeno, contribuirono in larga misura alla formazione dell'atmosfera, creando le condizioni ideali per la nascita di altre forme di vita.
Da qui è stato un interminabile viaggio sotto il sole che ha visto solo una breve sosta in cima ad uno strepitoso look out che dava sull'intera vallata, completamente arida. Un piattume dove l'unica cosa a spiccare era la scritta MAGIC BUS fatta con delle pietre da chissà quale persona. Ed è qui che abbiamo scattato un'atra foto come mamma ci ha fatto, davanti a questo sconfinato panorama. Ed è sempre qui che siamo stati assaliti da migliaia di mosche. Questo luogo ha vinto il premio Maggior Numero di Mosche in tutta l'Australia; si appoggiavano su ogni centimetro scoperto della tua pelle. Vi lascio solo immaginare come sono uscite le foto!
Ma la giornata non è finita lì. Ci siamo accampati a New Beach; una baia dispersa in mezzo al nulla dove si c'era una laguna tra le mangrovie in cui avresti potuto camminare per chilometri e chilometri senza bagnarti nemmeno il costume.
Ed è qui che è iniziata la raccolta delle conchiglie. Si ma quelle da mangiare. Una sorta di vongole di cui ora mi sfugge il nome. Come delle mondine nelle risaie, abbiamo passato il resto della giornata con le gambe immerse nell'acqua e la schiena piegata, scavando nella sabbia alla ricerca di questi deliziosi molluschi. Dopo averne trovate una decina, abbiamo cominciato a prenderci gusto fino a riempire un intero retino. Una pasta con questi frutti del mare che difficilmente scorrerò. Per un attimo mi è tornata in mente la pasta con le cozze e i granchi che avevamo cacciato a Raglan in Nuova Zelanda io, Luca, Filippo e Alessio. Che mangiata quella!
Un posto davvero incantevole, che sulle note di una musa trance stile rave party ci ha regalato un tramonto fantastico riflesso sull'intera laguna.
16 Maggio 2015
Salendo verso Carnarvon non era difficile notare il recente passaggio di un ciclone. Tetti scoperchiati, alberi spezzati e palme piegate. Si notava proprio che era una città quasi sempre colpita dal vento, che anche quel giorno non era per niente tranquillo. Già da lontano, lungo la strada si vedevano isolati tornadi di polvere che nascevano e morivano all'improvviso. Decisamente una giornata no. Anche per i nostri compagni di viaggio Sandrino e Iolanda che già da qualche giorno a mala pena si parlavano. Lei era pronta a saltar giù dalla macchina e continuare con qualcun altro. E quel qualcun altro non ha tardato ad arrivare.
Luca e Alessandro i due chef romani che vivevano in casa con noi a Margaret River, si erano messi in viaggio anche loro qualche giorno prima. Dopo aver venduto il loro bel fuori strada e comprato un van ridotto a pezzi, di quelli che si vedono al mercato carichi di tappeti, in meno di tre giorni erano lì dove eravamo noi. E senza saperlo per caso li abbiamo beccati in un supermercato. Tu guarda che coincidenza.
E così perdemmo una donna. Iolanda, esausta più che mai, pur di staccarsi da Sandrino ha deciso di continuare il viaggio fino a Broome insieme agli altri due.
Noi e Sandrino invece abbiamo continuato lungo la costa fermandoci in una campeggio immerso nel verde delle dune di Warroora. Ed è qui che hanno fatto comparsa i primi termitai che poi inconsapevolmente ci avrebbe accompagnato fino a dopo Darwin. E come cambierà la vegetazione così cambieranno anche loro: forma, diametro, altezza, colore ecc; un qualcosa che ho notato in questo lungo viaggio. Colonie di termiti fatti quasi a stampino ma che a distanza di chilometri cambiano completamente come ogni popolazione ha il suo stile architettonico, il suo colore/stemma. Dei giganti che possono superare i due metri di altezza o dei nani alti poco meno di mezzo metro. Veramente affascinanti. E non potete immaginare quanti ce n'erano. Ma che poi, queste termiti… dove sono?
Lungo la strada sterrata e sabbiosa erano numerosi i cartelli di avvertimento: strada soggetta ad allagamenti. Cartelli che da lì in poi avremmo incontrato più e più volte. Terra arida, pericolo piogge torrenziali = inondazioni. Corsi d'acqua asciutti che in un attimo possono diventare fiumi e strade che diventano piscine. Questo è quello che succede di norma in tutta la wet season nel nord dell'Australia. Avevamo superato da poco il Tropico del Capricorno… eravamo entrati nel clima tropicale.
Ma sì cosa potrà mai succedere. E già dietro di noi c'erano dei bei nuvoloni. Quella notte per fortuna ha piovuto poco, ma le strade si erano comunque allagate.
17 Maggio 2015
Cody è comunque riuscito a superare tutte quelle piscine d'acqua rossa che si erano formate lungo la strada. Ancora una volta S. Gennaro aveva guardato giù e aveva fatto piovere poco.
La giornata era comunque uggiosa. Nuvoloni e pioggia a sprazzi. Peccato perché ci stavamo dirigendo in uno dei posti più belli per far snorkelling.
Eccoci a Coral Bay da dove inizia il Ningaloo Reef, dichiarato Patrimonio dell'Umanità e che vanta uno straordinario patrimonio marino. Peccato che non ce lo siamo potuti godere. Pioggia, freddo e cielo coperto non ci hanno permesso di gustarci l'immersione.
A dir poco abbattuti abbiamo girato un po' per quel paesino costituito esclusivamente da campeggi e residence. Io e Sandrino ancora una volta abbiamo provato a portar a casa del pesce ma senza alcun risultato. Così con le pive nel sacco abbiamo deciso che forse la decisione più saggia era di continuare verso Exmouth che ci ha dato il benvenuto nel cuore della notte con strade allagate e un clima tutt'altro che tropicale. Qui abbiamo trovato un'area vicino al faro dove voci dicevano si potesse stare per la notte. Una notte in cui avemmo a che fare con le prime zanzare.
18 Maggio 2015
Finalmente eravamo ad Exmouth. Fondata come base statunitense durante la seconda guerra mondiale, questa piccola città sorge all'estremità occidentale del cosiddetto "ciclone alley", una zona soggetta ai cicloni, e nel 1999 gran parte della cittadina è stata devastata dal ciclone Vance.
Per fortuna l'ultimo era passato un paio di settimane prima.
La giornata prometteva bene, in lontananza si intravedevano delle belle onde e il cielo si stava aprendo. Ci avevano parlato sempre bene di questo paesino, sia per il surf ma soprattutto per lo snorkelling e le immersioni con lo squalo balena. Un nome che ha riecheggiato nella mia testa fin dai primi giorni che ero arrivato in Australia e sempre è rimasto lì nel mia cassetto dei desideri. E alla fine ero lì.
È stata una mattinata stupenda. Sole, surf e onde più che perfette. Sinistre e destre pulitissime che si ripetevano l'una dopo l'altra, lasciandoti a mala pena il tempo per riprenderti. The Shack, uno spot davvero carino, frequentato principalmente da gente del posto e da qualcuno di inaspettato. Nancy, una ragazza che lavorava alla Leeuwin Estate con me. Lei manager all'interno della winery, era lì a farsi una piccola vacanza di surf. Non le bastavano le onde di Margaret River che vedeva quasi tutte le mattine prima di andar a lavorare, doveva farsi migliaia di chilometri per venir a surfare anche qui. Quanto è piccola l'Australia.
Gasati e soddisfatti della mattinata, abbiamo deciso di metter mano ai nostri portafogli e di far conoscenza del pesce più grande al mondo. Non mi interessava se sarei andato a spendere un sacco di soldi. Ero lì e forse sarebbe stata l'unica occasione nella mia vita per farlo.
Siamo addirittura riusciti ad avere uno sconto di 80$ a testa. L'appuntamento era il mattino seguente, ci sarebbero venuti a prendere a casa…. al faro? Bé dai, forse era meglio se ci facevamo trovar noi lì davanti all'ufficio della compagnia.
Grazie a loro siamo venuti a sapere anche di una serata in un bar in centro dove si teneva una conferenza da parte della famosa associazione no-profit Sea Sheperd; quella che si occupa della conservazione marina, appoggiando un'intenzionale politica di affondamento o sabotaggio delle navi che sono ritenute colpevoli di aver violato le normative internazionali in merito alla caccia alle balene, o semplicemente includendo operazioni di intelligence e documentazione, volte a denunciare alle autorità vigenti attività di bracconaggio ed informare l'opinione pubblica sulle minacce della biodiversità nei mari di tutto il mondo. Una serata interessante e alquanto toccante che ha aperto ancora di più il mio contributo a favore del Pianeta Terra. Un contributo che ho fatto anche a livello di offerta comprando una loro maglietta e un adesivo che ora spicca lì sul retro del van. In quella stessa serata hanno proiettato un film documentario diretto da Rob Stewart : The Revolution. Davvero molto interessante, che se non sbaglio è possibile vedere direttamente sul sito web: http://therevolutionmovie.com/
Quella sera Sandrino è tornato al faro fuori città mentre noi ci siamo imboscati nelle campagne appena fuori, in modo tale che il mattino seguente saremmo stati a due passi dal punto di ritrovo.
19 Maggio 2015
Come dei bambini il giorno della gita eravamo stra gasati e pieni di energia. Con tanto di zainetto in spalla, ci siamo presentati davanti all'ufficio poco dopo l'alba in attesa dell'arrivo del pulmino.
Per un attimo sembrava di essere tornati a scuola con la maestra che fa l'appello per vedere se tutta la classe era presente.
Siamo saliti sulla barca e subito ci siamo fatti riconoscere. Gli unici italiani in tutto l'equipaggio; siamo entrati subito in simpatia.
La mattinata è iniziata con una semplice immersione tra i coralli per prendere confidenza con le pinne, la maschera e le mute, a cui è seguita un'abbondante colazione dove ovviamente non abbiamo esitato a strafogarci.
Poi è arrivato il momento dei whale sharks, gli squali balena! Un pesce che ha tutte le sembianze di uno squalo ma che è in realtà è molto più simile ad una balena, può raggiungere i 18m di lunghezza, pesare 21 tonnellate e vivere fino a 70 anni e si nutre solo di plancton e piccoli pesci. Ed è proprio qui nel Ningaloo Reef che questi giganti mansueti e solitari arrivano puntuali in questo periodo in cui avviene la riproduzione dei coralli, dove le loro ramificazioni ermafrodite rilasciano simultaneamente nell'acqua uova e sperma. E suona male dirlo, ma questo pesce ne va ghiotto!
Al suono della sirena ci siamo buttati, GoPro alla mano seguendo le istruzioni della biologa. Tenere una distanza di 4 metri minimo, non nuotare nè davanti, nè sopra, nè sotto ma semplicemente seguirlo nuotandoci a fianco parallelamente, dato che nuotano quasi spesso a pelo d'acqua lungo un'unica direzione.
Testa sott'acqua e sotto di me il nulla. Eravamo nel bel mezzo dell'oceano! E poi all'improvviso ecco avvicinarsi qualcosa di grosso. Che dico… enorme. Stava proprio nuotando verso di noi. Altro che i siluri dei nostri fiumi! Questo era un bestione di 9 metri!
Non riesco a descrivervi l'emozione nel nuotare al suo fianco e seguirlo a pelo d'acqua quasi come se lui non si accorgesse nemmeno di te. Lui è lì, tranquillo, con il suo ondeggiare, che all'apparenza sembra lento ma che in realtà per stargli al passo abbiamo dovuto sostituire più polmoni. Una coda enorme che ricorda quella di uno squalo e un viso docile simile a quello di un pesce gatto, con quegli occhi piccoli e distanti tra di loro che gli fanno perdere ogni credibilità di essere pericoloso.
Quel giorno ne avremo visti quattro o cinque diversi, diverse dimensioni e probabilmente sesso ma tutti quanti avevano una cosa in comune. Lo stesso numero di puntini bianchi sul corpo. E grazie a questa caratteristica comune, tramite uno strumento progettato dalla NASA per calcolare la distanza tra le stelle, loro possono risalire facilmente alle dimensioni del soggetto.
Una giornata fantastica, dove la Pellegrini avrebbe fatto fatica a starci dietro, io e Carlotta presi dall'entusiasmo sembravano appena usciti da una piscina olimpionica a tal punto che Zoe, la simpatica (e anche carina) biologa marina, ha rinunciato a starci dietro lasciandoci liberi di seguir il povero pesce. E noi nuotavamo nuotavamo sordi al segnale di fermarsi e incuranti di essere in mezzo ad un oceano pieno di misteri e perché no di squali. Ma cosa ci potevamo fare, erano così meravigliosi che non riuscivamo a smettere di seguirli. Un po' come due zanzare girano incantate attorno alla luce di un lampione.
Il momento più bello è stato quando dal nulla me n'è sbucato uno davanti e per poco non finivo investito da questo mega tir delle acque.
Dopo una faticosa nuotata non poteva mancare un'abbondante abbuffata sulla barca dove ci siamo fatti sicuramente notare. Poveri backpackers che da tempo non vedevano tanto cibo sotto i loro occhi e che soprattutto non hanno dovuto muovere nemmeno un dito per preparalo. Ci siamo abbuffati così tanto che Luca ha rinunciato a far l'ultima nuotata tra i coralli, mentre io e Carlotta ci siamo ributtati ruttando e buttando fuori dal boccali profumi che avrebbero allontanato anche la forma più primitiva di essere vivente. Pesci di ogni colore e dimensione, razze e sul filo dell'acqua ecco spuntar anche un simpatico lamantino (simile al dugongo), peccato che in quel momento non ero in acqua. Un'esperienza indimenticabile, unica e tutto questo grazie anche ad uno staff davvero simpatico e disponibile.
Che giornata ragazzi. Bellissimo. Il tutto si è concluso come la serata precedente al parco dove ci siamo fatti una doccia fredda sotto lo sguardo dei passanti che chissà cosa penseranno di noi backpackers che stendiamo la biancheria fuori dalla macchina e entriamo ed usciamo dai bagni con le stoviglie in mano.
20 Maggio 2015
Ad una giornata perfetta non poteva che seguire una giorna noiosa e perché no, di merda!
Il risveglio è stato ancora quello: <<Toc, Toc>><<Chi è??>><<Sono il lupo mangia frutta>><<Che frutta vuoi?>><<Backpackers!!>> Ecco di nuovo il Ranger.
E questa volta il collega non l'ha fatta scivolar via. Con noi quella mattina c'erano altre persone. Tutti hanno subito cercato di contestare. Il cartello di divieto non c'era, è vero, ma eravamo comunque all'interno di un parco nazionale e il divieti sono segnalati in tutta la città. Ritiro dei passaporti e multa in mano. Ma basta saper parlar con la gente, essere onesti e soprattutto non presuntuosi. Dopo tutto lui stava facendo il suo lavoro e noi eravamo solo nel torto. Fatto sta che il buono vince sempre. Io e Luca siamo stati gli unici a non ricevere alcuna multa! Ma... Però abbiamo comunque deciso di dividere i 100$ a testa che si erano presi Carlotta e Sandrino. 50$ che se avessimo dormito in campeggi o ostelli avremmo speso probabilmente in meno di tre notti.
Cos'altro potevamo fare… l'unica cosa era riderci su e pagarla, non pensandoci più e goderci una nuova giornata alle porte. Quale modo migliore se non andando a surfare? Peccato che le condizioni non erano per niente ideali. Zero onde! Ma sono bastati solo quei pochi minuti in acqua a mettermi K.O. Un male alla costola come mai l'avevo sentito prima. Non riuscivo più ad appoggiarmi sulla tavola né tanto meno pensare di far forza sulle braccia.
Non ne potevo più, sono andato in ospedale, dove dopo un'attesa infinita su un lettino, mi dissero di tornar dopo un'ora perché le persone competenti per i raggi X e gli esami del sangue erano in pausa pranzo. Maledetta sanità australiana. Qui le pause sono sacre. L'intero sistema ospedaliero si blocca per la pausa pranzo.
Gli esami del sangue erano perfetti (almeno quello) e dalle lastre non risultava nulla di rotto. <<Probabilmente è qualcosa a livello muscolare. Continui a prendere gli anti-dolorifici>>. Insomma come al solito ti imbottiscono di pillole senza saper qual è il problema alla base. (Nella foto sembro essere appena uscito da un manicomio non da un ospedale).
Una giornata buttata via. Abbiamo deciso allora di andar verso il Cape Range National Park e spendere la notte lì in uno dei campeggi a pagamento e il giorno successivo goderci le splendide spiagge in cui era possibile far immersione tra i coralli del Ningaloo Reef. Ma tutti i campeggi erano al completo… fortuna vuole che ne avevamo trovato uno alle porte con tutti i servizi e a buon prezzo, Yardie Homestead Caravan Park. Finalmente una doccia calda e riparata che non si vedeva più dai tempi di Margaret River e una cucina dove poter usar dei fornelli e caricare i computer senza dover per forza accendere la macchina. Ma soprattutto dopo le ultime notti spese in tre nel van si tornava a dormire da solo e con tanto di piumone. Una goduria.
21 Maggio 2015
Inizia la giornata dedicata integralmente allo snorkelling lungo questa meravigliosa area. Il Ningaloo Reef, ossia la barriera corallina più grande d'Australia che si estende per 300km, che a differenza della Grande Barriera Corallina della costa est, è incredibilmente facile da raggiungere, dal momento che in alcuni punti si sviluppa ad appena 100 metri dalla riva e vanta una spettacolare varietà di fauna marina: squali, megattere, tartarughe, lamantini, delfini, squali balena e più di 500 specie di pesci e 220 specie di coralli.
Qui abbiamo noleggiato le pinne che senza di quelle non saremmo andati da nessuna parte (non sembra ma in questi punti ci sono delle correnti stranissime che senza accorgertene ti spostano di centinai di metri in poco tempo).
Prima tappa Turquoise Bay, una spiaggia di sabbia bianca lunga 300m dove a soli pochi passi dalla riva è già possibile nuotare sui coralli. Uno spettacolo. Immergersi in quelle acque cristalline, rese così limpide anche da una giornata perfetta, senza nuvole, e soprattutto farlo senza una muta ma semplicemente in costume. Acque calme, dove è possibile galleggiare a testa in giù e farsi semplicemente trasportare dalla corrente ed ammirare i coralli e i pesci sotto di te. E dietro tutto ciò l'oceano con le sue gigantesche onde che si vanno ad infrangere proprio dove inizia il Reef, una barriera naturale che non gli permette di arrivare fino a riva. Sarei stato lì tutto il giorno su quelle sabbia fine, saltando volentieri le taglienti scogliere di Oyster Stacks (un'altra famosa spiaggia), ma avrei commesso l'errore più grande della mia vita.
Infatti, ai primi minuti tra le rocce è seguita un'immersione lunga più di un'ora. Era pressoché impossibile staccare gli occhi da quei fondali. Centinaia e centinaia di pesci di ogni possibile colore che nuotavano attorno a te. E poi branchi di minuscoli pesci dai colori brillanti che al tuo passaggio scappavano ma che se restavi lì fermo immobile per qualche minuto ti circondavano come se fossi un normalissimo essere della barriera corallina. Il tutto in un'acqua profonda poco più di un metro e mezzo, in alcuni punti addirittura sfioravi quasi i coralli, ma guai a toccarli, è un attimo lacerarsi e farsi male seriamente, ma soprattutto guai danneggiarli o pestarli, sono specie protette e assai fragili.
E mentre nuotavo, davanti a me è apparsa anche un'enorme tartaruga di mare; ho provato a stargli dietro ma non è stato per niente facile. Pesci, seppie, polpi, stelle marine e razze, tutti erano presenti all'appello, o forse no. Infatti nel mentre mio fratello mi passava davanti per farci un selfie ecco apparire davanti a noi uno squaletto lungo circa un metro e mezzo. <<Idiota guarda cos'hai davanti!!>>. Un bellissimo squalo da reef, un Blacktip Reef Shark. Che emozione, e senza paura ci siamo messi a rincorrerlo, ma anche lui, non ci ha messo nulla a seminarci.
L'esperienza a Bali in confronto a questa spiaggia è stata nulla. Eravamo così incantati in quelle meravigliose acque, che quasi ci stavamo scordando che dovevamo restituire le pinne che avevano noleggiato, o meglio riprenderci indietro i 50$ di caparra. Il centro informazioni chiudeva alle 15.30. Siamo saltati sulla macchina ancora bagnati e a momenti con le maschere ancora addosso e non so come siamo riusciti ad arrivare un attimo prima che chiudessero. Menu mal!
Altra doccia fredda e rifornimenti. Era ora di lasciar Exmouth e inoltrarci nell'entroterra, il tutto ancora immersi nel buio. Forse alla fine era la cosa miglior da fare; guidare piano piano, al fresco e godersi il sole durante la giornata. Circa duecento chilometri per arrivare in un'area di sosta a due passi dall'incrocio con la North West Coastal Hwy.
22 Maggio 2015
È stata una tirata di poco più di trecento chilometri di cui una cinquantina su sterrato. E proprio su questa strada di terra battuta che ho scattato una foto che per me resterà uno dei simboli di questa mia Australia. Il van in mezzo sulla terra rossa che contraddistingue questo Paese. I bush ai lati e gli altopiani di arenaria sullo sfondo. Il tutto sotto l'infinità di questi cieli e di un bellissimo arcobaleno che ci augurava un buon viaggio. Da copertina!!
Finalmente nuovi paesaggi: montagne o meglio altipiani, prati verdi e dopo un sacco di tempo dei fiori. Fiori coloratissimi in mezzo ai campi che raramente mi è capitato di vedere qui in Australia. Per un attimo mi sono tornati in mente i paesaggi da noi.
Solo dopo aver mangiato un po' di polvere lungo questa strada, siamo arrivati a Tom Price, la città dei minatori e dei mega caterpillar, talmente mega che il nostro van era più basso di una loro ruota. Miniere di qua e miniere di là e per le strade solo pick up e gente con le classiche divise da lavoro arancioni o gialle. Una città quasi fantasma che è diventata ancora più fantasma nel momento in cui è venuto giù un acquazzone che in un attimo ha allagato tutto. Fortuna che avevamo trovato un riparo dove poter almeno cucinare. E ciliegina sulla torta una bella doccia calda in uno spartano bagno pubblico. La porta a gettoni a quanto pare era guasta e noi ne abbiamo approfittato subito.
Da lì al Karijini National Park mancava poco. Abbiamo trovato un posto per dormire in un look out che di nome faceva R.I.P, poi il mattino seguente abbiamo capito il perché.
23 Maggio 2015
R.I.P. perché era circondato da rocce con su disegni e dediche di persone che erano morte, non chiedetemi il motivo, ma la cosa, come si direbbe qui, era molto creepy!
E dopo una lunga strada immersi in questi nuovi paesaggi eccoci finalmente arrivare al Karijini National Park. Peccato che avevamo preso la strada sbagliata, o meglio dovevamo svoltare circa cento chilometri prima in modo da goderci l'intero parco partendo dall'alto senza lasciarci alle spalle l'Hamersley Gorge con le sue incantevoli piscine naturali e cascate. Che idioti, forse era meglio informarsi prima!
A quello si è aggiunto anche il tempaccio. Il cielo era coperto e in lontananza c'erano dei nuvoloni che non prometteva nulla di buono. Siamo proprio sfigati. Eravamo in uno dei luoghi più spettacolari del Western Australia o forse di tutta l'Australia. Catene montuose, aspre e frastagliate, scolpite dalla natura e che durante il tramonto si infiammano di rosso, pianure costellate di canguri e fiori selvatici, incise da profonde gole in fondo alle quali scorrono fiumi colmi d'acqua.
E proprio queste gole sono una delle attrazioni che attirano ogni anno migliaia e migliaia di turisti, in particolar modo per le loro piscine naturali. Che peccato, siamo riusciti a goderci poco o niente. Ma anche quel poco è stato abbastanza per lasciarci a bocca aperta e abbassar ancor lo sguardo a madre natura in segno di rispetto per la sua bellezza.
Dales Gorge con la sua Circula Pool ci ha regalato un bellissimo bagno, sotto le tiepide acque di una piccola cascatella che ha reso quel posto, come alcuni hanno scritto, il Giardino dell'Eden. Finalmente per la prima volta in Australia si iniziavano a vedere pozze, torrenti e cascate ai livelli di quelle sulle nostre montagne. Fredde, pure e limpidissime. Alla fine anche se non sembra, l'acqua ce l'hanno anche qua! Da lì, dopo aver avvistato anche un bel dingo, siamo risaliti alla Fortesque Falls sino alla Fern Pool, luogo sacro per gli aborigeni del posto.
Tutto ciò ci aveva già portato via quasi metà giornata. In lontananza si vedevano già dei lampi e la pioggia incominciava a cadere. Su tutte le guide e i cartelli era altamente sconsigliato se non vietato inoltrarsi per le gore, durante o subito dopo una pioggia, perché le rocce diventavano scivolose e una piena improvvisa era una possibilità tutt'altro che remota.
Siamo comunque riusciti a dar un'occhiata a diversi look out attorno a Weano Gorge, il tutto di sfuggita prima che arrivasse la tempesta. Il ranger stesso, incontrato lungo la strada, ci aveva confermato che ci sarebbe stati quattro giorni di pioggia e tempesta. Quindi sarebbe stato inutile anche star lì una notte e vedere tutto il giorno successivo. Ci era andata proprio di sfiga. Ci eravamo persi un sacco di cose e soprattutto la possibilità di percorrere quelle gole, lungo quei sentieri che in alcuni punti diventano delle vere e proprie scalate. Ancora adesso a pensarci mi piange il cuore. Un giorno, chissà, forse ci ritornerò. Sicuramente se avrò la possibilità di rimanere in questo Paese o di ritornarci in un futuro questo sarà uno dei primi posti che tornerò a visitare.
Il ricordo di questi luoghi ce lo siamo comunque portato dietro per parecchio tempo. La terra rossa di quelle pozzanghere color sangue aveva ricoperto le fiancate, le ruote e lo sportellone posteriore del van, i nostri vestiti, i nostri piedi e le scarpe... e che fatica toglierla!
24 Maggio 2015
Il giorno successivo è stata forse una delle giornate più noiose, un'unica tirata fino a Broome. Qualcosa come 800km con Port Hedland come ultima tappa per far rifornimenti. Un viaggio immersi nel nulla del deserto, tra pioggia e nuvoloni. Talmente noiosa e monotona che ci siamo visti pure un film, sebbene stessi guidando. Un viaggio in cui abbiamo sfruttato del tempo per sistemare un po' le foto e i video, facendo a turno a star dietro nel van.
E poi è successa una cosa un po' strana che per qualche giorno mi ha tormentato. O meglio da quel giorno ho incominciato a far diversi incubi e a svegliarmi di botto nel bel mezzo della notte. Sarà un caso? Mentre stavo guidando, mi era caduto l'occhio sul contachilometri. Gli faccio al Luca: <<Guarda qui! 6650… 6660! Il numero del diavolo! Ora moriremo qui>>… poi è scattato anche il quarto 6666 e in quel preciso istante i nostri sguardi si sono incrociati. Proprio in quel punto dopo centinaia e centinaia chilometri di completo nulla, allo scoccare di quel numero, a bordo strada erano apparse tre croci bianche. Tu chiamala coincidenza! Fatto sta che la cosa mi ha scosso non poco.
E poi alla fine si è fatto buio ed ecco che lungo la strada sono incominciati a spuntare numerosi wallaby, quei piccoli marsupiali simili a canguri. Bovini e animali di ogni genere che attraversavano di continuo la strada. Ma mancava ancora poco a Broome e soprattutto Iolanda, la ragazza che aveva viaggiato con noi, ci aspettava nella sua nuova casa per una cena in compagnia a cui non potevamo mancare.
Fettuccine mare e monti cucinate direttamente dai nostri chef romani Luca e Alessandro anche loro lì fermi a Broome. Dopo quasi venti giorni da vagabondi eravamo ritornati a sederci a tavola in una casa, e che casa! Enorme, moderna e con una piscina nel giardino. Aveva trovato proprio una bella sistemazione.
Broome ci aveva dato il benvenuto nel clima caldo e soffocante dei tropici. Quella notte i suoi coinquilini ci hanno fatto parcheggiare con il van nel giardino dove poi avremmo passato anche le notti successive. Meno male, niente sbatti per trovar un posto per dormire e soprattutto eravamo in una proprietà privata dietro ad un cancello.
25 Maggio 2015
Dormire in tre nel van a Broome equivale a dire lottare per l'ossigeno. Troppo caldo!! Soprattutto se al mattino ti sveglio con il van sotto il sole.
Eccoci qua tra le palme, le mangrovie e i corsi d'acqua di Broome. Fondata ai tempi come centro perlifero, attirò rapidamente pescatori di perle giapponesi, cinesi e malesi che si aggiunsero agli aborigeni locali impiegati nelle pericolose immersioni in mare aperto, durante le quali molti di loro morirono per annegamento, per gli attacchi degli squali o per la sindrome da decompressione. I cimiteri di Broome sono la muta testimonianza di quei tempi tragici. Oggi gli allevamenti di ostriche perlifere hanno soppiantato la pesca in mar aperto e continuano a fornire l'intero mondo.
Ce la siamo presa proprio con comodo quel giorno, rilassandoci tutto il pomeriggio a Cable Beach, la spiaggia principale; una distesa di sabbia bianchissima che si estende a perdita d'occhio, lambita da acque azzurre e trasparenti che quella mattina hanno visto numerosi delfini cacciare a poca distanza da noi. Ed è proprio qui in questa spiaggia che abbiamo visto i primi cartelli di pericolo meduse e coccodrilli… benvenuti nei mari tropicali! Dove entrar in acqua è un continuo pericolo. Per fortuna la stagione delle meduse era pressoché terminata e di coccodrilli di mare non ce n'era traccia.
Broome o meglio questa spiaggia è famosa anche per le sue passeggiate sui cammelli, dove la bassa marea, ritraendosi, lascia scoperti centinaia di metri di spiaggia, regalando durante l'ora del tramonto riflessi da cartolina. Peccato che quel pomeriggio era parecchio nuvoloso.
Sempre a partire da Broome, si iniziano a vedere per le strade sempre più persone aborigene, ma come sempre in tutte le città questi mostrano il loro lato peggiore.
Ubriachi, sotto droghe, vagabondi, in uno stato pietoso. Questo è il loro modo per integrarsi nella società. A quanto pare il Governo Australiano li riempie di sussidi che loro pensano bene di spendere in alcool, droghe e fumo. I risultati sono dei selvaggi che camminano per le strade urlandosi dietro e perché no picchiandosi selvaggiamente con pugni e calci in testa come dei primitivi. Un via e vai di polizia ed ambulanze che oramai conoscono per nome ogni singolo individuo, che ogni santa sera viene riportato a casa (perché tutti sono forniti di casa, sebbene preferiscono passar la loro giornata nei parchi) sano e salvo in modo tal da ripetere il giorno seguente la stessa routine.
È una realtà davvero triste che si percepisce solo vedendola di prima persona. Sono passati più di cento anni e qui si parla ancora di integrazione. È vero da quel giorno ad oggi sono stati fatti passi da gigante, sì ma non nelle grandi città dove sembra tutto l'opposto. Questi non sono i veri aborigeni, questa non è la cultura che vorrebbero tramandare, questo non è il fascino che sta dietro la loro misticità. La vera cultura aborigena è quella che ancora persiste nelle riserve, nei territori di loro appartenenza, è quella che si respira nei paesi in cui li vedi sorridere al tuo passaggio e salutarti con un cenno di mano. In quei paesini dove tu sei lo straniero benvenuto e non il bianco colonizzatore a cui urlar dietro e chiedere solo soldi e sigarette. E dove l'immagine che danno è questa: I popoli aborigeni hanno imparato dalle loro storie che una società non deve essere centrata sull'uomo ma piuttosto centrata sulla terra, altrimenti dimenticano le loro fonti e i loro scopi… gli umani sono proni a comportamenti sfruttatori se non viene loro rammentato costantemente che essi sono interconnessi con il resto della creazione, che essi come individui sono solo temporanei nel tempo, e le generazioni passate e future devono essere incluse nella percezione dei loro scopi nella vita.
La serata si è spostata poi sempre a Cable Beach dove assieme ad altri backpackers ci siamo goduti un paio di birre davanti ad un falò in riva all'oceano. Fuck avevo dimenticato la chitarra nel van!!
26 Maggio 2015
Un caldo torrido quella mattina. Non ne potevo più di star nel van sebbene ci stavo dormendo solo io. Ho preso e sono andato a farmi un giro a piedi fino al mare.
Non so quanti gradi c'erano quel mattino, ma le nuvole avevano deciso di scioperare.
Era la giornata ideale per una lavatrice generale di tutta la zozzeria che avevamo nel van, lasciandola asciugare a Town Beach sui fili che avevamo tirato sul van come in un vero campo da zingari.
Altra giornata relax. Il giorno dopo ci saremmo rimessi in marcia. Broome era bella ma secondo i nostri canoni australiani offrirà poche cose da fare. Peccato solo che da lì a dieci giorni ci sarebbe stata la full moon che solo tre volte all'anno offre uno spettacolo indimenticabile. Un enorme lunga che spunta dall'oceano e sui riflessi della bassa marea disegna una sorta di scala, un fenomeno visibile sono in poche parti al mondo.
Ma per lo meno questa volta siamo riusciti a goderci il tramonto con i suoi riflessi sull'acqua e i suoi colori caldi. Probabilmente uno degli ultimi tramonti in cui vedremo calar il sole nel mare. Dopo Darwin bye bye sole. La costa est potrà offrirci solo l'alba!
Ma ovviamente doveva esserci una nota negativa.
Quel pomeriggio si sono create anche delle piccole onde; facili da surfare e soprattutto divertenti. Mi è bastato solo darmi una spinta sulle braccia e salire in piedi sulla tavola per sentire uno strano rumore interno. Come se qualcosa si fosse strappato. Dopodiché un fitta assurda. Me l'ero del tutto fottuta questa costola. O forse a quanto pare non c'entrava niente! Il problema era il muscolo che ora sicuro come l'oro mi sarò strappato per bene. Non ho mai provato un mal del genere. Non sono riuscito più a muovermi e a respirare. E da quel giorno anche solo dormire mi fa male. Solo entrare in acqua e far due bracciate. Solo respirare profondamente. Starnutire equivale ad una pugnalata. Non ce la faccio proprio più. Mi sta compromettendo tutto. Non me la sto godendo, io che non riesco a star fermo un attimo. Non so proprio come poter risolverlo.
27 Maggio 2015
Era tempo di ripartire.
E questa volta ripartivamo da soli. Sandrino aveva deciso di fermarsi lì qualche giorno in più per poi riprendere il viaggio da solo lungo un'altra strada. Per lui il viaggio verso nord sarebbe diventato troppo dispendioso. Ci ribeccheremo forse un giorno sulla costa est.
Iolanda rimarrà lì sebbene ancora in cerca di lavoro, mentre i due simpaticoni di Roma con il loro super van hanno trovato subito un impiego come chef ed ora sono in cerca di una casa.
Che dire Broome è l'inizio di una nuova Australia e lì dove abbiamo lasciato gli ultimi superstiti della nostra esperienza a Margaret e da lì nasceranno sicuramente nuove compagnie e conosceremo nuova gente. Questa è l'Australia!
Iniziava il nostro viaggio verso nord. Eravamo già entrati da un po' nell'ultima frontiera dell'Australia, la vasta e aspra regione del Kimberly, una terra dai caratteri estremi: distanze sconfinate, clima torrido, infrastrutture ridotte al minimo, scarsità d'acqua e rifornimenti, con un'estensione maggiore rispetto a quella del 75% dei paesi del mondo e una densità di popolazione tra le più basse della Terra. La terra della cultura aborigena.
Abbiamo deciso di evitare i 660km di sterrato della Gibb River Road che collega Derby a Kununurra, che spesso con le piogge diventa impraticabile e Cody non è portato per superare i guadi o addirittura i fiumi con coccodrilli. Così abbiamo continuato lungo l'autostrada tagliando verso il basso. Due taniche da dieci litri d'acqua più un'infinità di bottiglie, cibo per diversi giorni e due taniche di benzina da venti litri l'una. Da qui in poi non si scherza più! E per la benzina meglio far rifornimento nelle grandi città dove costa poco e soprattutto sempre meglio averne una scorta, date le lunghe distanze tra una stazione di servizio e l'altra.
Panorami completamente diversi. Per la prima volta in vita mia vedevo dei Baobab in natura. Degli alberi maestosi, magnifici con questi tronchi gonfi e una chioma all'apparenza esile. Per non parlare di quello gigante sotto cui abbiamo pranzato. Ci si poteva camminare sopra senza il minimo pensiero di perdere l'equilibrio. Una meraviglia della natura. Che cosa hanno visto i nostri occhi lungo questo strade. Non potete capire il fascino nel vedere il tramonto alle proprie spalle, riflesso nello specchietto del van e a fianco te la terra rossa e le ombre di questi alberi. Peccato non abbia nessuna foto di quel momento; se solo potessi inviarvi quelle scattate dai miei occhi!
Siamo arrivati con il buio a Fitzroy Crossing, una delle prime vere città dell'outback, abitata da una numerosa popolazione aborigena. Qui abbiamo continuato fino alla prima area di sosta dopo aver tenuto gli occhi sbarrati grazie a uno dei tanti caffè gratis che queste strade offrono. Già dovete sapere che qua date le lunghe distanze, molte stazioni di servizio offrono gratuitamente un caffè (solubile) per il guidatore. Numerosi sono i cartelli di avvertimento lungo le strade che consigliano di fermarsi a riposare per continuare questo viaggio o meglio portarlo a termine. Cartelli con frasi per nulla confortanti.
28 Maggio 2015
Nessuno se lo sarebbe immaginato che davanti ai nostri occhi c'era un panorama spettacolare. Un'infinita distesa di eucalipti tra le imponenti rocce di arenaria. Uno spettacolo che con la tenda di Luca e Carlotta richiamava tanto le pubblicità della Quechua.
Lungo la strada è spuntato un cartello con scritto Wolfe Creek. Il tanto discusso luogo del film horror sui backpackers in Australia, nonché uno tra i più grandi crateri meteoritici al mondo di 880m di larghezza e 60 di profondità, era lì a poco meno di 100km da noi… si ma tutti sterrati. Quante cose avremmo potuto vedere con un mezzo 4x4!
Sotto il sole cocente non vedevamo l'ora di farci un bagno da qualche parte. Il mare era oramai un miraggio, qualcosa che molto probabilmente avremmo rivisto o meglio goduto di nuovo solo sulla costa est. Tra i coccodrilli e le cubo meduse qui non c'è da scherzare.
Halls Creek situata ai margini del Great Sandy Desert ha soddisfatto il nostro desiderio. Dopo aver fatto rifornimento di acqua, benzina e viveri in questa piccola cittadina abitata da diverse comunità di aborigeni, ci siamo immessi lungo la sterrata Duncan Road dove si incrocia la China Wall, una piccola vena di quarzo che sporge 6 metri dal terreno. Alla fine sotto la calura di mezzo dì, siamo arrivati ad una pozza naturale. Acqua torbida e stagnante. Tipico laghetto da coccodrilli… ma la tentazione era forte. A darci la conferma che tutto era ok e che non correvamo nessun pericolo è stato un cane di un ragazzo australiano che si divertiva ad entrare ed uscire dall'acqua. Tutto ok fino a quando Carlotta non ha cacciato un urlo. Si è pensato subito al peggio… in realtà si è trovata davanti solo una curiosa Johanna, il simpatico lucertolone di Bianca e Bernie. Ci siamo solo un po' cagati sotto quando è scomparso sott'acqua.
Da qui in poi è stata una tirata lungo la Great Northen Highway fino all'area di sosta quasi all'altezza di Kununurra, sempre immersi nel buio tra le solite bestie che attraversavano la strada.
29 Maggio 2015
Tra il rumore dei generatori delle roulotte e dei macchinari del cantiere sulla strada, il risveglio non è stato sicuramente dei migliori.
Sfruttiamo così la mattinata per spostarci verso le gole di El Questro sulla fine della Gibb River Road, quella strada che avevamo deciso di non affrontare.
Qui il caldo inizia a farsi sentire veramente; non una nuvola in cielo o un segno d'ombra; le uniche cose a muoversi su quel telo azzurro erano i rapaci; aquile e falchi che imperterriti studiano il terreno lì dall'alto in cerca di una preda o di qualche carcassa lungo la strada.
Qui era un continuo sali e scendi come mai si era visto prima. Delle vere conche lungo la strada che durante le piogge si trasformano in veri e propri laghi.
I cartelli dicevano di girare a sinistra ed imboccare la strada sterrata che dopo 16km ci avrebbe condotto fino alla El Questro Station dove avremmo fatto rifornimento di benzina. Nessuno si sarebbe immaginato che a due chilometri dall'arrivo ci fosse stato un bel guado da superare. E ovviamente il nostro Cody non poteva permetterselo. Tornare indietro? Neanche per sogno, saremmo rimasti senza benzina. Dopo aver parcheggiato il van a pochi passi dall'acqua, Luca e Carlotta si sono imbattuti in una spedizione con tanto di tanica della benzina in mano; fortuna vuole che quella strada era parecchio trafficata da fuoristrada diretti al resort che li hanno offerto gentilmente un passaggio fino al benzinaio. Io nel frattempo mi sono messo a far un bel sexy car washing usando l'acqua del fiume, sotto gli sguardi confusi dei passanti. <<Are you ok mate?>> <<Quanto vuoi per lavare anche la mia?>> <<Non vorrai mica bere quell'acqua?? Ne ho parecchia in macchina se ti serve!>> e non poteva mancare il pollice in alto con tanto di occhiolino da parte di una carinissima signorina. Insomma quella che doveva essere una breve sosta dal benzinaio ci ha portato via quasi un'ora.
Decidiamo allora di dar solamente un'occhiata a El Questro… ma anche qui la strada ad un certo punto si è fatta sabbiosa e impraticabile. Io e Luca abbiamo deciso di continuare a piedi, mentre Carlotta causa mal di testa ha deciso di rimanere nel van sotto l'ombra di un albero ad aspettare. Alla fine volevamo solo dar un veloce sguardo alle pozze e rimetterci subito in strada. Da buon Ticinari siamo scesi a piedi nudi… tanto è solo sabbia. Primo ostacolo: guado. Ci saranno mica i coccodrilli? Mah oramai siamo qui superiamolo. La strada sembrava non finir e il sole si faceva sempre più sentire, quando alla fine siamo arrivati al parcheggio dei 4x4. Qui le indicazioni davano una camminata di quattro ore andata e ritorno per arrivare alle pozze. Decidiamo di arrivare fino alla metà dove ce n'era una più piccola.
Sassi, melma, foglie secche e altro ancora… questo è quello che hanno subito i nostri piedi per due chilometri, sotto gli occhi increduli di tutti i passanti. Due selvaggi, probabilmente poco furbi avranno pensato. Ma a me è piaciuto così!
Ovviamente la pozza era spettacolare. Acqua limpidissima tra una gola di rocce e una vegetazione da foresta pluviale. Tutto perfetto se non fosse che perdendo per un attimo l'equilibrio sono caduto direttamente sulla costola. Da lì non mi son mosso più. Rifare la strada di ritorno è stata una vera e propria via Crucis. Non riuscivo più a respirare.
Arrivati finalmente alla macchina, con Carlotta un po' preoccupata per la nostra lunga assenza, siamo andati a vedere Emma Gorge. Forse una tra le cose più belle che abbia mai visto in vita mia. Dopo una passeggiata di una mezz'oretta risalendo un ruscello immerso tra una gola di rocce rossissime alte centinaia di metri siamo arrivati in quello che sembrava un paradiso terrestre. Una piscina naturale come quelle che si vedono solo nei film. Acqua limpidissima e fredda che in quel momento era la cosa più desiderata. Sopra di noi una cascata.
E mentre scattavo una foto, ecco apparire a poco distanza da me un carinissimo serpente dalla testa nera e il corpo dorato. Alla fine venni a scoprire che era una Brown Snake del Western Australia, ovviamente velenosissimo.
Una giornata fantastica, posti fantastici. Un Western Australia che non smette mai di stupirmi ma che da lì a poco avremmo abbandonato.
Dopo aver superato Kununurra, dove abbiamo fatto rifornimento di benzina, siamo arrivati al border, il confine. Addio Western Australia; a mio giudizio il più bello tra tutti gli stati dell'Australia; il più esteso e sicuramente il più vario dal punto di vista del clima, della flora e della fauna. Basti pensare che se fosse una nazione, sarebbe la decima al mondo per estensione. Un Western Australia che abbiamo in poche parole "circumnavigato" lungo i suoi 12.500km di coste spettacolari. Per me la vera Australia. La mia casa per circa sei mesi.
Si stava entrando nel Northern Territory che solo il nome metteva paura. Lo stato con meno densità e probabilmente tra i più selvaggi. Lì sull'insegna ora spicca l'adesivo del VIVAIO che chissà, forse rimarrà lì per sempre. Qui le regole cambiano, se prima i limiti erano 110km/h qua si arriva ai 130 e il costo della benzina arriverà a toccare quasi i 2$ al litro.
Immersi nel buio siamo arrivati quasi all'altezza di Timber Creek Line dove abbiamo trovato un posto isolato dove passar la notte.
30 Maggio 2015
Alla fine c'eravamo addormentati su un look out da cui era possibile vedere l'intera vallata. Mancavano ancora più di 600km per arrivare a Darwin.
Una lunga scalata verso nord con tappa per rifornimenti a Katherine il punto di incrocio con la Stuart Hwy, l'autostrada che da Darwin arriva fino ad Alice Springs tagliando a metà l'intero Northern Territory. Da qui è stata praticamente una lunga tirata fino alla capitale tropicale dell'Australia. I paesaggi a mano a mano che ci avvicinavamo cambiavano. Molte più palme, molti più corsi d'acqua e molto più verde.
Ed è qui, durante questa noiosa tirata fino a Darwin che Carlotta ci ha regalato minuti di risate dopo essere caduta come una mongola in una pozza di un ruscello a bordo strada. O meglio: abbiamo trovato una specie di oasi in un'area di sosta con un'attirante pozza d'acqua fresca sopra la quale pendeva una fune messa lì ovviamente per far i tuffi. La nostra intrepida toscana, spavalda, ha voluto attaccarsi alla fune sostenendo di riuscir a rimanerci appesa e di superare la pozza senza alcun problema, e ovviamente nel farlo, non si è nemmeno tolta i vestiti. Quale occasione migliore per accendere la GoPro e filmare tutto. Ancora prima dell'impresa io e Luca ce la ridevamo consapevoli delle doti atletiche di questa donna. E uno, e due e pluf!!! Non siamo nemmeno arrivati al tre che era già finita come una pera lessa in acqua! La fune non l'ha nemmeno sentita!
Ma almeno grazie a lei abbiamo constatato che non c'erano coccodrilli nei paraggi. Così come dei giovani Tarzan, che di Tarzan avevamo solo i tarzanelli, le abbiamo dimostrato come ci si dondolava su una liana.
Quando oramai il sole stava tramontando, ecco spuntare davanti a noi alcuni grattacieli; si stava ritornando nella civiltà. Caldo, umidità alla stelle e palme, benvenuti ai tropici. Benvenuti a Darwin! Più vicina a Bali che a Sydney. L'unica città bombardata durante la seconda mondiale, trovandosi in prima linea durante le azioni alleate contro i giapponesi nel Pacifico.
Qui abbiamo giusto fatto in tempo a beccare un'amica di Carlotta, Rosella, e a farci una doccia al volo nei bagni pubblici della spiaggia dove c'erano tutti i barboni come noi, prima che venisse giù un tipico acquazzone tropicale. Se prima l'umidità era alle stelle, ora lo era di più.
L'Australia diventa sempre più piccola; Rosella stava viaggiando con un ragazzo che avevo conosciuto a Fremantle, uno di quelli che passava le sue giornate a suonare la chitarra sotto il famoso albero a South Beach.
Appena il temporale è passato siamo andati in città. Eravamo parecchio spaesati. Da tanto tempo oramai non avevamo più a che fare con il sabato sera in una città. Avevo voglia di divertirmi, di tornar al van all'alba… ma alla fine tra una cosa e l'altra siamo usciti dal primo locale a mezza notte. Questo è stato il nostro sabato sera a Darwin.
31 Maggio 2015
È stato un risveglio alle prime luci dell'alba dato che ci eravamo accampati davanti ad una casa e sinceramente volevamo evitare di essere ripresi dalla polizia. E poi tutto sommato non vedevo l'ora di svegliarmi. Con quell'umidità e in tre nel van non ero riuscito a chiuder occhio.
Abbiamo sfruttato la mattinata per far visita al Botanic Garden e al Museum & Art Gallery of the Northern Territory. Una lavatrice al volo e poi ancora addio alla città per ritornare di nuovo in mezzo all'outback.
Che dire Darwin così ad impatto sembra una città molto carina ma sicuramente da godersi in più giorni. Ma il discorso è sempre quello: quando si vive in macchina è sempre una casino stare in città.
Ci siamo rimessi in marcia in direzione del Kakadu National Park, famoso per la sua straordinaria concentrazione di antica arte rupestre, dove avremmo speso una giornata, prima di rinfilarci di nuovo sull'autostrada per tornare verso sud e ripercorrere l'identica tragitto fino a Katherine. Con l'avvicinarsi del parco i prati si facevano sempre più verdi, così come i fiumi e le paludi sempre più colmi d'acqua. A tutto ciò si aggiungevano i numerosi cartelli di pericolo coccodrilli. Ma la cosa che mi ha affascinato di più è stata la quantità di rapaci presente in questa zona. Gruppi, che dico, stormi di aquile e falchi che si appostavano sulle strade in attesa di chissà che cosa, per poi volar via al passaggio delle macchine. Le stesse scene che si vedono nelle nostre campagne, solo che a differenza dei corvi qui ci sono le aquile. Roba che da noi è un evento raro scorgere anche solo una poiana.
Come al solito eravamo sempre in ritardo sulla tabella di marcia e siamo arrivati ad Ubirr al Nardab Lookout quando oramai era quasi buio. Per pochi minuti ci eravamo persi una tramonto mozzafiato e allo stesso tempo tutte le pitture rupestri presenti sul luogo. Con la pioggia in arrivo, abbiamo deciso di fermarci al campeggio lì vicino per goderci il tutto il giorno successivo. Ma nessuno avrebbe immaginato cosa ci sarebbe o meglio cosa mi sarebbe successo quella notte. La risposta a tutto può essere una maledizione aborigena che ci è stata inflitta per aver nascosto Luca dietro al van per pagare l'ingresso al parco per sole due persone (25$ a testa) e per aver pagato quel campeggio autogestito sempre per due.
Una notte da dimenticare. La peggiore in vita mia… ve lo giuro. Non sapevo se piangere, non sapevo se spararmi in testa o semplicemente aspettare che il fato decidesse per me.
Tutto è iniziato con un paio di zanzare, poi dieci, cento e infine un migliaio. È stato un attacco di massa. Il van, fuori, era ricoperto da cima a fondo, già mi immaginavo cosa mi stava aspettando dentro, avendo aperto in continuazione porte e sportelloni per spostare e prendere le nostre cose. La piccola zanzariera sul finestrino laterale è stata pressoché inutile.
Ore 20.30 il soffitto del van era costellato di zanzare. Luca e Carlotta nella loro tenda facevano guerra contro una dozzina di loro, io ero da solo contro cento. Ore 21.30, il ronzio superava il livello della musica nelle mie casse. Mai viste così tante zanzare in vita mia. Un rumore che tra quelle dentro e quelle fuori superava quello di un alveare d'api. Non sto scherzando. Ore 23.00, avevo deciso che era inutile provare ad ammazzarle tutte. La zanzariera era così ricoperta che a mala pena riuscivo a vedere fuori. Ho deciso di rimanere sotto il lenzuolo e di mettermi in testa la rete anti mosche (quella che ci aveva comprato la buon samaritana a Kalbarri) sebbene nel van ci fossero già più di 30 gradi. Sete, non c'era più acqua. L'acqua era dietro, dovevo aprire il baule. Una missione durata pochi secondi. Tanta acqua uguale dover far pipì. Non potevo mica uscire. Non potevo far altro, ho pisciato in una bottiglia vuota tagliandoli il collo per poi gettarla repentinamente fuori dal van. Ore 00.00, non ne potevo già più. Volevo morire lì. Sudato come un porco, con lenzuolo, materasso e cuscino inzuppati. Le avevo provate tutte ma alla fine mi si é illuminata una lampadina. Fruga di qua e fruga di là tra le mille morsicate. L'incenso! Dovevo far fumo, dovevo stordirle. Quattro incensi all'interno del van che a momenti intossicavano pure me ma che per un po' di ore le hanno tenute a bada. Fino alle prime ore del sole quando è arrivato l'ennesimo attacco. Esausto ma non sconfitto sono uscito di scatto dal van che non era più bianco ma grigio per la quantità di zanzare che lo ricoprivano. Mi sono buttato sotto la doccia. Una doccia che è stata un rigenero, un orgasmo, una manna dal cielo.
Quella mattina meritavo una medaglia al valore, ma che dico, una croce d'oro direttamente dall'AVIS. Una notte dove era stato versato un sacco di sangue!
È stata una sfida contro il tempo per smontare tutte le nostre cose e saltare dentro nel van che a rivederlo ora alla luce del sole era un vero e proprio campo di battaglia. Soffitto, copri materasso, lenzuolo e cuscino ricoperti di sangue e di reduci di guerra della lunga nottata.
Un'ardua impresa farle uscire quasi tutte. Partenza a manetta, finestrini aperti e aria al massimo livello. Non ce la facevamo più a star in quell'inferno.
Appena hanno aperto i cancelli siamo ritornati al Nardab Lookout dove questa volta abbiamo potuto ammirare tutte l'esotica pianura alluvionale sopra queste imponenti rocce. Ora si capiva da dove arrivavano tutte quelle bestie infernali. Lì attorno c'erano un sacco di zone paludose e acquitrini. Io nel frattempo da vero combattente giravo con la mia maglietta bianca piena di macchie di sangue, che la sera prima avevo usato come arma contro le zanzare.
Da qui ci siamo mossi verso sud in direzione Cooinda dove dopo 37km di strada sterrata siamo arrivati davanti alla Gunlom, un stupenda cascata a picco con una piscina naturale ai suoi piedi. Ma il top è stato sicuramente risalirla fino in cima dove davanti a nostri occhi ci siamo trovati numerose pozze, gole ma soprattutto una vista mozza fiato all'estremità della cascata. Un caldo micidiale placato da queste acque pulite e tutto sommato fredde.
Un parco sicuramente tra i più belli in Australia, chiudendo un'occhio sul fattore insetti, ma che necessita più tempo per essere scoperto e vissuto sino in fondo; e come tutti i posti, questa landa desolata, sarebbe da vedere con un 4x4.
Distrutto dalla serata precedente mi sono addormentato dietro il van lungo la strada fino a Katherine, dove sono stato svegliato da un signore che teneva in mano un pitone oliva lungo quanto il nostro van. Un tipo a dir poco strano. Si divertiva a buttarci addosso questo serpente, ok non velenoso ma pur sempre vivo. Continuava a mettercelo davanti alla faccia e alla fine ce lo siamo ritrovati sui sedili. Era meglio andarsene. Siamo saltati sul van e siamo scappati via. Che strana gente questa del Northern Territory. Superata Katherine ora si torna verso sud, prima di tagliare definitivamente verso est.
Ps. Nel van c'era ancora qualche reduce della guerra della sera prima e nelle mie orecchie riecheggiava ancora quell'infernale ronzio che mi ha tenuto sveglio tutta notte.
In Italia si festeggia la Repubblica. Qui in Australia noi festeggiamo una giornata passata interamente nel van! L'unica fermata è stata la cittadina di Mataranka a poco più di 50km da Katherine, dove ci siamo rilassati tra le calde acque di una pozza termale sotto l'ombra delle palme. Come dire in posti desolati in mezzo al deserto ti puoi trovare anche questo.
Il resto della giornata è stata una tirata verso sud per raggiungere l'incrocio poco prima di Tennent Creek dove si diramano le due autostrade: quella che continua verso sud per Alice Springs e l'altre verso est per il Queensland. Rettilinei infiniti e paesaggi sconfinati fino all'ora del tramonto quando tutto si è fatto più magico. Luce rossa e una luna quasi piena che sorgeva davanti ai nostri occhi.
Superato l'incrocio siamo andati a Tennent Creek per far rifornimento di carburante che nel deserto verrà a costare quasi 2$ al litro. Prezzi esagerati rispetto agli altri stati dell'Australia (In media 1.3$). Allo stesso tempo decidiamo di prendere qualcosa da bere per brindare ai 300.000km di Cody che avrebbe compiuto il giorno seguente. Peccato che a quell'ora i Liquor Store erano già tutti i chiusi. Fortuna vuole che Carlotta aveva con sé una boccetta di Rum. Domani ci faremo un bel Whiskey e Coca!
Finalmente le temperature erano ritornate nella norma! Immersi nel deserto tra il bush, sotto il chiarore della Luna che permetteva di veder tutto senza l'uso delle pile, abbiamo dovuto tirar fuori felpa e piumone che da un po' di tempo erano finite nel dimenticatoio. Stasera si dormirà da Dio!
3 Giugno 2015
Davanti a noi si prospettava un'altra lunga giornata in macchina.
Secondo i nostri calcoli, con il pieno e con le taniche di benzina saremmo arrivati fino a subito dopo il confine, precisamente a Camooweal in Queensland.
Che dire è stata una mattinata piuttosto monotona… strade infinitamente dritte senza un orizzonte.
Ma anche in questa monotonia io ci trovo un sacco di fascino. Non riuscirò mai a raccontarvi, né con parole, né con foto o video quello che i miei occhi stanno vedendo e hanno visto fino a qua. Anche solo il cambiamento dei paesaggi che per 100km consecutivi possono sembrare pressoché identici ma che visti con un certo spirito risultano continuamente diversi. Il colore della vegetazione, della terra. Le dimensioni delle piante, dei termitai e dei fiumi. Dalle montagne di arenaria rossa, alle colline, passando per i radi boschi di eucalipti, i cespugli dell'outback australiano, il famoso "bush" e il piattezza del deserto, così piatto che il tuo sguardo si può perde per chilometri e chilometri e intorno a te il nulla.
E poi arrivarono i tanto attesi 300.000km sul contachilometri di Cody. Buon compleanno vecchio mio! Insieme abbiamo raggiunto anche questo traguardo. Ai tempi avevi poco meno di 265.000km. 35.000km assieme attorno all'Australia e altri ancora ne faremo. Tu, il mio compagno fedele, il mio letto, la mia casa mobile, in poche parole tutto quello che ho qui.
In quel momento tanto atteso ci siamo fermati lì in mezzo alla strada, tanto chi vuoi che passi. Abbiamo tirato fuori l'unica cosa con cui potevamo brindare: whiskey e coca alle 10 del mattino. Buon giorno Australia e tanti auguri Cody.
Dopo circa due ore siamo arrivati al confine… addio Northern Territory. È stata una visita breve ma a dir poco intensa. Uno stato che può offrire tante cose da vedere e fare ma che sicuramente richiede un mezzo diverso. Buongiorno Queensland!! Ora manca solo la Tasmania all'appello. E nel passaggio ecco che mi scappa una bellissima gufata: <<Siamo ancora vivi Northern Territory! Fuck!>>. Giusto qualche chilometro dopo ecco i primi vuoti di Cody. Eravamo già in riserva ma non credevamo così tanto. Bum… macchina ferma, serbatoio e taniche vuote nel bel mezzo del nulla. Ma la cosa buffa è che avevamo sgarrato di soli 5km per la stazione di Camooweal… e ora? Come avrebbero detto gli zii di Canberra: <<E chi vi viene a cattà in mezzo a lu deserto con quellu carru>>. Scena imbarazzante. Io che mi metto in mezzo alla strada con la tanica in mano. Mi guardo a destra e a sinistra. Non un'anima viva. Qua ci sarà da aspettare. Ma San Gennaro non stenta a lasciarci. Non erano passati nemmeno 5 minuti che in lontananza si stava avvicinando una carovana di macchine con tanto di roulotte.
Ecco i buon samaritani di turno. Tre macchine di pensionati gli unici che si incontrano lungo queste strade, insieme ai mega camion e ai backpackers. Pensionati che si godono la loro pensione girando per mesi in lungo e in largo per l'Australia con la loro roulotte attaccata al fuoristrada. Beati loro che possono permetterselo. Povera Italia! Poveri noi!
Tra le risate e qualche sfottio per i nostri calcoli sgarrati, ci hanno offerto gentilmente un po' della loro benzina che abbiamo poi ripagato appena arrivati alla stazione di servizio.
Che esperienza e che tonti! Ma la colpa è di Cody che non si è dato un limite ai festeggiamenti e ha deciso di bersi tutta la benzina!
La lunga strada si è conclusa a Mt. Isa, una cittadina mineraria lontana da tutto e da tutti, con le sue enormi miniere che proiettano interrottamente le loro luci sul cielo stellato, mentre i minatori e le loro macchine continuano a perforare il terreno anche nel cuore della notte. Qui ci siamo goduti il tramonto al City Lookout da dove si vedeva tutta la città ma soprattutto la centrale di estrazione con le sue imponenti ciminiere.
È qui sopra abbiamo consumato anche la nostra cena con bocconcini di mozzarella italiana pagati 40 centesimi a confezione invece dei soliti 5$ e salmone a 4$. Scadevano il giorno dopo. Alla fine siamo sempre lì pronti ad aspettare l'offerta dell'ultimo minuto. E poi non poteva mancare la torta con le candeline per il nostro Cody! Ancora tanti auguri caro Ford Econovan.
4 Giugno 2015
4 Giugno 2015
Ci si rimette in marcia. Quasi sicuramente questo sarà l'ultimo giorno in mezzo al nulla e sperando, anche l'ultimo passato interamente in macchina.
È stata una giornata con un'unica sosta per far rifornimento di benzina e per cucinarci qualcosa. Un continuo alternarsi alla guida tra me e Luca ogni 200km circa.
Solo noi, sotto questa giornata caldissima senza una nuvola in cielo, immersi in questo deserto. Ma sia chiaro, quando parlo di deserto non si intendono le classiche dune e la sabbia del Sahara. La maggior parte sono lande completamente piatte, aride sì, ma ricoperte di macchie di arbusti ed erba completamente secchi ma che resistono a denti stretti a questo clima austero. Così come le poche macchie di esili eucalipti, dove bovini o altri animali selvaggi possono trovare un angolo d'ombra in questa terra dimenticata dall'uomo.
Infine ecco apparire in lontananza le luci di quella che si presuppone essere una città. Charters Towers e le sue vie illuminate ci confermano che ci stavamo avvicinando alla costa est. Ancora 138km prima di poter urlare finalmente <<Terraaa!!>>, come il capitano James Cook aveva fatto 245 anni prima di noi! Ma era già buio pesto e così abbiamo deciso di accamparci in un parco dove al chiarore della Luna piena ci siamo cucinati una bella polenta con un misto di verdura cotta. Il clima non è più quello di Darwin! Già da qualche giorno le temperature sono calate drasticamente, in particolare di notte dove la felpa è d'obbligo, così come il piumone a letto. Una nota positiva c'è. Finalmente si dorme alla grande!
5 Giugno 2015
Ed eccoci qui finalmente. Siamo arrivati a Townsville. Come quando Cristoforo Colombo e James Cook videro per la prima volta la terra dopo anni di viaggio così noi dopo quasi un mese esatto, ci siamo inginocchiati su quelle sabbia di una costa est tanto attesa. Dopo 10.370km siamo arrivati sani e salvi. Complimenti a noi e complimenti a Cody che ha retto ancora! Un bacio alla sabbia e sopra di noi un cartello di ben arrivati: <<PERICOLO. Vietato nuotare. Coccodrilli>>. Siamo sì ritornati nella civiltà ma siamo pur sempre rimasti nella fascia tropicale: coccodrilli e cubo meduse dette anche stinger, che possono essere mortali.
Townsville è la tipica città da est coast che dopo il lungo viaggio in mezzo al deserto ti fa ritornare nella mondanità. Viali di palme e ficus, passeggiate lungo mare, bar, ristoranti, happy tour e macchinoni. Una città che vanta una media di 320 giorni di sole all'anno. Beati loro!
In effetti c'era una bellissima giornata, ma la brezza di mare e l'inverno già iniziato l'hanno resa decisamente fresca. Ciao ciao serate in pantaloncini corti, maglietta e infradito. Ora si va verso sud, tra le distese di canne da zucchero del Queensland; si va incontro al freddo e alle giornate che torneranno a durare ancora meno una volta arrivati nel New South Wales.
Ora, dopo tutti questi racconti e queste foto direte... bella vita loro! Sì è vero, è un mese che siamo in vacanza! Abbiamo visto posti fantastici e vissuto esperienze da far invidia a tutti. Ma non la chiamerei comunque bella vita. Siamo riusciti a far tutto ciò solo dopo lunghi mesi di lavoro e sacrifici, risparmiando il più possibile. Siamo riusciti a far tutto ciò solo adattandoci: un mese senza il minimo confort, un letto, che dico una casa, che era una macchina o una tenda (nel mio caso da un sacco di tempo oramai), dove non avevi una doccia o un bagno tuo, ma ti dovevi far andar bene i bagni pubblici o le docce in spiaggia o semplicemente la tanica d'acqua che ci portavamo dietro. Niente cucina, fornelli o pentole di tutti i generi e soprattutto niente lavastoviglie. Fornelli a gas che ci impiegano una vita a farti bollire l'acqua; quell'acqua che si recupera dai lavandini o dalle cisterne dove viene raccolta la pioggia; piatti e posate a volte anche piene di polvere e terra. Niente frigo. Frutta e verdura che a volte sono arrivata a livelli di immangiabilità, ma si aveva solo quello. Cibi scontati e a basso prezzo. Il pane... quello lo sogno da una vita! Il sapore del pane italiano pfff non me lo ricordo più; sono mesi che si mangiano solo fette di pane stile pancarré. Niente divano, solo tre sedie da campeggio. Insetti e animali che ti girano per il van. Vestiti usati e riutilizzati più volte, sciacquati sotto le docce e attaccati allo specchietto ad asciugare durante il viaggio. È stata una nostra scelta ma non la chiamerei La Bella Vita. Forse la chiamerei voglia di vivere la vita in ogni suo aspetto... anche quello più spartano e privo di ogni comodità che in fin dei conti per me è la bella vita.
Ora, dopo tutti questi racconti e queste foto direte... bella vita loro! Sì è vero, è un mese che siamo in vacanza! Abbiamo visto posti fantastici e vissuto esperienze da far invidia a tutti. Ma non la chiamerei comunque bella vita. Siamo riusciti a far tutto ciò solo dopo lunghi mesi di lavoro e sacrifici, risparmiando il più possibile. Siamo riusciti a far tutto ciò solo adattandoci: un mese senza il minimo confort, un letto, che dico una casa, che era una macchina o una tenda (nel mio caso da un sacco di tempo oramai), dove non avevi una doccia o un bagno tuo, ma ti dovevi far andar bene i bagni pubblici o le docce in spiaggia o semplicemente la tanica d'acqua che ci portavamo dietro. Niente cucina, fornelli o pentole di tutti i generi e soprattutto niente lavastoviglie. Fornelli a gas che ci impiegano una vita a farti bollire l'acqua; quell'acqua che si recupera dai lavandini o dalle cisterne dove viene raccolta la pioggia; piatti e posate a volte anche piene di polvere e terra. Niente frigo. Frutta e verdura che a volte sono arrivata a livelli di immangiabilità, ma si aveva solo quello. Cibi scontati e a basso prezzo. Il pane... quello lo sogno da una vita! Il sapore del pane italiano pfff non me lo ricordo più; sono mesi che si mangiano solo fette di pane stile pancarré. Niente divano, solo tre sedie da campeggio. Insetti e animali che ti girano per il van. Vestiti usati e riutilizzati più volte, sciacquati sotto le docce e attaccati allo specchietto ad asciugare durante il viaggio. È stata una nostra scelta ma non la chiamerei La Bella Vita. Forse la chiamerei voglia di vivere la vita in ogni suo aspetto... anche quello più spartano e privo di ogni comodità che in fin dei conti per me è la bella vita.

E da qui avrà inizio una nuova avventura, quella lungo la costa est in direzione Byron Bay dove nell'ormai lontano 28 Novembre 2013 iniziò tutto. Come passa il tempo.
Da quel giorno di cose ne sono passate; tante cose sono successe e tante sono cambiate. Io stesso mi sento leggermente diverso, cambiato dal primo giorno in cui ho messo piedi in questo Paese, decidendo di intraprendere questa esperienza, lasciando famiglia, lavoro ma soprattutto amici alle spalle. Una scelta impegnativa ma che non ho mai rimpianto. Questa esperienza mi sta solo facendo crescere, maturare, conoscere meglio me stesso e quello che mi circonda. Una sorta di corso universitario basato su esami pratici, dove per preparati non devi aprire libri o scorrere slide ma semplicemente sfogliare quello che è sempre stato il libro più impegnativo e incomprensibile: la vita di tutti giorni.



















































































































































































































































































































































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