14 Novembre 2014
E finalmente si torna alla vecchia vita in giro per le infinite strade e paesaggi australiani. Finalmente si torna a respirare aria di libertà, aria d'oceano.
Una gita fuori porta di quattro giorni prima della partenza definitiva verso il West.
Fin da quando ero arrivato ad Adelaide volevo visitare quest'isola, Kangaroo Island (KI), tanto elogiata e allo stesso tempo selvaggia e misteriosa, popolata da poco più di 4.000 abitanti. La terza in estensione dopo la Tasmania e l'isola di Melville, sebbene abbia una superficie pari alla metà della Corsica. Una meta sicuramente molto turistica ma solo se vista e vissuta come i tour operator te la offrono. Un'isola completamente disabitata e fuori dalla civiltà se vissuta con lo spirito da backpacker; piena di spiagge bianche, acque cristalline, foreste di eucalipti, bushes e terra rossa. Per non parlare delle specie animali: canguri, koala, pellicani, foche, leoni marini, squali, iguane ed echidna.
Siamo partiti martedì in tarda mattinata e con noi si sono aggiunti in extremis anche Andrea e Jessica. Una bella compagnia, una compagnia di pazzi e senza tetto. Ho ripercorso quella strada, la Main South Rd, che solo pochi mesi fa era circondata da colline verdissime e che ora hanno assunto quel piacevole color paglia. Siamo arrivati fino alla punta più estrema della Fleurieu Peninsula, a Cape Jervis, dove partono tutti i traghetti per Penneshaw (Kangaroo Island). Quarantacinque minuti di sballottamenti e vento in faccia. I quarantacinque minuti più costosi della mia vita dato che solo di ticket, compreso di van, abbiamo speso circa 170$ a testa. Ma quello l'avevamo comunque tenuto in conto. Oltre alla benzina (parecchio cara sull'isola) sarebbe stata l'unica spesa. Per il resto campeggi free e cibo sui fornelli a gas.
Ci siamo imbarcati senza nessun programma in testa, dove si arrivava si arrivava; tutto sommato non si poteva sbagliar strada dato che quelle percorribili senza una 4x4 sono davvero poche. Le strade principali dell'isola sono asfaltate, ma tutte le altre hanno il fondo in ghiaia e le probabilità di incrociare una canguro non sono per nulla scarse.
Prima tappa Baudin Bay in compagnia di alcuni simpatici pellicani; uccelli che avevo già visto in parecchie occasioni ma che comunque riescono sempre ad affascinarmi per la loro maestosità e al tempo stesso eleganza. Una piccola ispezione su sterrato ci ha poi portato direttamente sulla riva del Pelican Lagoon Conservation Park, una laguna immersa nel silenzio e nella tranquillità del paesino di pescatori che la circonda.
Il viaggio è continuato con una camminata fino in cima alla Prospect Hill dove si potevano ammirare oltre all'intera laguna, distese infinite di bushes e dune di sabbia bianca fino ad arrivare a Pennington Bay.
Il tramonto si stava avvicinando, così abbiamo deciso di far una tirata fino a Kingscote dove poi avremmo deviato per Emu Bay in cerca di un posto dove campeggiare. Lungo il tragitto però siamo stati catturati da un'area da noi soprannominata il "cimitero degli eucalipti". Spighe color oro che facevano da letto a esemplari di eucalipto sparsi qua e là. Ma in quel momento la luce del sole e i giochi di colore hanno reso quell'ambiente a dir poco pittoresco e misterioso.
Siamo arrivati a destinazione quando oramai il cielo aveva assunto un color porpora e fortuna vuole che siamo riusciti a trovata un'area di sosta dove spendere la notte. Pasta, vino rosso, scala quaranta e infine un bel falò in spiaggia. E che emozione nel cercar la legna. Mentre mi inoltravo tra i cespugli immersi nel buio ecco spuntare qualcosa di strano: un echidna, un simpatico animale simile al riccio ma che a differenza sua depone le uova. Non son facili da incrociare, ma Kangaroo Island ce ne ha mostrati ben due.
Il mattino seguente sveglia sul presto e dopo aver smontato il letto, rimontato i sedili nel van e ritirato la tenda di Jessica e Andrea siamo ripartiti in direzione della costa sud in pieno clima surf! Davanti ai nostri occhi ecco apparire una spiaggia infinita con sabbia bianca e acqua cristallina: Vivonne Bay. Un pontile l'attraversava e non abbiamo esitato un secondo a tuffarci. Sembrava di nuotare in una piscina naturale. L'acqua era freddissima ma fuori c'era comunque una giornata spettacolare. Giunti alla punta di Point Ellen decidiamo di far qualche passo indietro e di lasciar il van presso una area camping molto carina e ben fornita. La giornata era davvero stupenda, ma il surf ci ha un po' delusi; piccole ondine qua e là che ci hanno comunque regalato la possibilità di riprovare l'ebrezza di cavalcare un'onda. Il resto della giornata l'abbiamo passata nel puro relax spiaggiati in riva all'oceano come delle otarie. Una corsetta lungo la baia fino al primo promontorio, qualche tiro a pallone e puro relax fino al calar della notte.
Il terzo giorno è stato il più intenso. Svolta ad ovest in direzione di quella che molto probabilmente è la zona di maggior interesse turistico, lì dove regna il simbolo di Kangaroo Island: le Remarkable Rocks.
Ma prima di giungere fin lì, siamo scivolati giù per Hanson Bay, tra sabbia bianca e finissima, acqua dalle mille sfumature in compagnia di una simpatica foca "surfista" e miglia e miglia di mosche. Mosche su ogni parte del corpo che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio. Forse questa l'unica pecca dell'isola, ma basta non farci caso..
A Cape du Couedic abbiamo visto finalmente i leoni marini. Colonie di enormi bestioni arenati sugli scogli indifferente dei numerosi turisti sulle scalinate attorno a loro prese d'assalto per immortalare un loro primo piano o un tuffo nelle gelide acque.
Un capo formato da scogliere a capofitto e da un inusuale arco ricoperto da stalattiti che fa da porta tra le due baie circostanti.
E infine loro: le Remarkable Rocks, rocce granitiche dalle mille forme che spiccano lì, nel bel mezzo del nulla. Una cosa che mi ha lasciato a bocca aperta. Mai visto niente di simile, niente di così spettacolare; un perfetto esempio di come l'arte di madre natura superi quella umana.
Rocce gigantesche che per milioni di anni sono state lavorate dalla forza erosiva del vento e della pioggia, dando origine a cunicoli, grotte, insenature e forme di ogni specie, dal profilo di un viso umano alla forma di un pezzo di Emmental. Il rosso del ferro e il giallo-arancio dei licheni sulla superficie hanno poi reso tutto questo un capolavoro.
Un qualcosa che resterà per sempre impressa nella mente ma che purtroppo o per fortuna non è descrivibile con parole o immagini, come in fin dei conti tutto quello che i miei occhi hanno visto e vedranno nei futuri viaggi. Bisogna viverli in prima persona per comprenderli.
L'ultima notte l'abbiamo passata a West Bay, il punto più a ovest dell'isola, dopo aver guidato per una ventina di chilometri su una strada sterrata; 20km di tremolio di volante e slittamento delle ruote: pazzi! Ma dovevamo andarci, volevamo veder tutto e poi soprattutto, l'ultima notte doveva essere proprio wild!
Nel bel mezzo del nulla ci siamo messi a nuotare come mamma ci ha fatto. Davanti a noi onde altissime, un baccano assurdo e nelle mia mente le prime visioni, squali che attraversavano le onde; erano solo alghe. Niente paura, lo squalo bianco non si è fatto ancora vedere; nemmeno qui dove tutto sommato è pieno.
È stata una notte indimenticabile, una notte fuori dal normale. Tende sulla spiaggia, falò, musica e solo noi. Se qualcuno ci avesse visto da fuori ci avrebbe preso per malati o sotto l'effetto di qualche droga; ridere, scherzare e ballare attorno un fuoco, urlando e buttando fuori tutto quel lato primitivo che c'è in noi. Una notte in cui mi son sentito libero, fuori dalla civiltà e dai canoni della società moderna. Una notte unica. Una notte in cui ho dormito poco o niente causa vento e tenda da quattro soldi. Ma va bene così, finalmente qualcosa di diverso.
Il mattino dopo ci siamo alzati alle prime luci del giorno per una tirata unica fino a Penneshaw per prendere il traghetto previsto per le 11. Tutto bene finché abbiamo imboccato la deviazione sbagliata aggiungendo altri 23km di sterrato, ma alla fine siamo arrivati addirittura in anticipo. Bè, possiamo dire di aver visto veramente tutta l'isola e di averne fatto il giro completo. Paesaggi unici, scorci pittoreschi, un'isola da visitare e scoprire. Questa è Kangaroo Island. Circa 600km in quattro giorni nulla in confronto a quello che sarebbe successo nei giorni seguenti.
Un grazie particolare ai miei compagni di viaggio che l'anno resa "particolare" e sopratutto me l'hanno fatta vivere proprio in modo "selvaggio", come piace a me.































Nessun commento:
Posta un commento