11 Dicembre 2015
Quel mattino faceva freddo e il cielo era nuvoloso. Siamo ritornati verso nord, era venerdì e volevamo far serata ad Hobart.
Sulla strada ci siamo fermati a far una degustazione di cider al Willie Smiths, un brand piuttosto famoso. Ottimo cider e ottima torta alle mele, il modo miglior per iniziar la giornata!



Era proprio una giornata da degustazioni. Tappa alla Cascade Brewery, una birra prodotta unicamente in Tasmania e solo qui potevamo trovarne alcune introvabili nel resto dell'Australia, che dire buonissime.

Eravamo sotto il Mount Wellington e così abbiamo colto l'occasione per arrivare con il van fino in cima. È qui dove abbiamo avvertito "il freddo più freddo”; un vento fortissimo su questa cima di 1.271m da dove è possibile ammirare tutta la città di Hobart e tutto il circondario. Una vista spettacolare enfatizzata dalla presenza delle nuvole che con l'azzurro del cielo creavano un fortissimo contrasto.







Nel riscendere abbiamo fatto tappa al famosissimo MONA, il museo di arte moderna. A nostro avviso $25 sprecati per una mostra d’arte che dal mio punto di vista non si può definire arte. L'unica cosa che ho trovato veramente interessante è stata la cascata d'acqua che cadeva letteralmente a parole, grazie ad un complicato meccanismo le gocce d'acqua cadeva formando delle parole. Per il resto solamente pazzie di gente sotto droghe ed acidi.







Eccoci di nuovo nel cuore di Hobart dove abbiamo trovato sistemazione in un ostello.
A distanza di tre giorni tornavamo a far una vera doccia e ovviamente calda!
La serata aveva inizio, il freddo assurdo di questa simpatica cittadina è stato subito dimenticato dopo qualche birra .
C'eravamo programmati di mangiare del pesce fresco ma alla fine siamo finiti a mangiare una pizza tra la movida di Salamanca, il quartiere più movimentato di Hobart.
Primo giro, secondo giro, terzo giro e via andare. Abbiamo incominciato a conoscere diverse persone, finché nel mezzo della serata io e Nick ci siamo trovati da soli in un altro posto, avevamo perso Andrea. Tutti i nostri cellulari erano scarichi e non c'era modo di contattarci.
Ci eravamo persi pure noi; è stata un'impresa ritrovare la strada per l’ostello. Erano oramai le tre di notte quando finalmente siamo riusciti a trovarlo. Siamo risaliti in camera, ma Andrea non c'era; noi avevamo le chiavi! Ma non c'eravamo troppo allarmati. Era abitudine di Andrea sparire nel nulla senza dir niente per poi riapparire quando meno te lo aspettavi. Non era certo la prima volta. Nick gli aveva trovato il giusto soprannome: Casper! O meglio, Caspero (suonava molto più italiano).
12 Dicembre 2015
Il caro amico di Cuneo non avendo le chiave della stanza aveva trovato il modo per infilarsi nel van e dormir lì. Alla fine anche lui aveva imparato il trucco per entrar senza chiavi!
Tutti belli rimbambiti abbiamo lasciato Hobart, dopo aver visitato il mercato di Salamanca, in direzione di Bruni Island.

L'unica via di accesso era Kettering, da dove avremmo preso un traghetto.
Qui abbiamo conosciuto Anka, una ragazza della Tasmania che stava andando a trovar le amiche per il weekend… nessuno si sarebbe immaginato cosa sarebbe successo dopo.


Arrivati lì ci siamo fermati ad una cheese factory a degustare finalmente qualcosa che si poteva chiamare formaggio! Ne abbiamo comprato anche un pezzo senza troppo badare alle spese, ci volevamo trattar bene, d’altronde era la nostra ultima esperienza in Australia. Più che altro volevamo provare i prodotti locali, come i lamponi che si potevano comprare nei baracchini lungo la strada o le birre artigianali del posto.
E qui per puro caso abbiamo rivisto la ragazza del traghetto. Ok, ci aveva detto che stava andando a trovar le sue amiche, ma non ci aveva specificato che aveva quattro amiche una più bella dell'altra, siamo rimasti letteralmente a bocca aperta!
Caso particolare NIck aveva servito una di queste ragazze a Byron Bay nel ristorante in cui lavorava, il caso… Non volendo essere troppo invadenti, abbiamo scambiato solo quattro parole prima di ritornar verso la macchina. Loro sarebbero andate a casa di una loro amica mentre noi saremmo andati a campeggiare a Cloudy Bay.
Non poteva finir lì… Nick con i suoi modi di far diretti aveva avuto la genialata.
Ha scritto un biglietto molto carino dove semplicemente chiedevamo alle ragazze se quella sera volevano unirsi al campeggio e sorseggiare un paio di birre davanti ad un fuoco. In fondo i nostri nomi e il mio numero di cellulare (perché era quello che prendeva meglio). Non contenti l'abbiamo pure ricoperto con lo scotch per evitare che si bagnasse in caso di pioggia. Gliel'abbiamo posizionato sotto il tergicristallo e ci siamo dileguati.
Così come giovincelli entusiasti dopo aver ricevuto un semplice sorriso da una ragazza, siamo ripartiti per la nostra strada verso Cloudy Bay. Spiaggia immensa, ma decisamente esposta al vento freddo del sud, campeggiare qui sarebbe stato impossibile. Nel frattempo le ore passavano e delle ragazze ancora nessuno notizia. Forse era la scarsa ricezione (dovevamo trovar una scusa).



Ci siamo spostati fino al Bruny Cape a vedere il faro, un posto solitario dove un tempo ci viveva comunque un custode.
Ancora niente notizia delle ragazze, che strano. Noi nel frattempo ci stavamo facendo tutti i viaggi mentali possibili. Abbiamo deciso di tagliar per il "paesino" dove avrebbero passato la serata ma nessuna traccia della macchina di Anka.
Siamo così tornati indietro sistemandoci nell'area camping gratuita vicino a quella lingua di terra soprannominata The Neck. Qui eravamo al riparo dal vento in un'area veramente carina sotto un bosco di eucalipti. Quella sera c'era un tramonto fantastico ma la mia macchina era scarica. Abbiamo iniziato ad accendere il fuoco e a cucinare. Il mio cellulare segnava diverse tacchete ma quella sera non avrebbe mai squillato. Però… potevano almeno risponderci! Alla fine eravamo stati molto carini.
Quella sera avevamo raccolto talmente tanta legna che alla fine ne abbiamo lasciata metà ai ragazzi di fianco a noi. Una sera come le altre davanti al fuoco a raccontarci le nostre storie e a conoscere quelle degli altri. E come è tradizione in America, abbiamo fatto i marshmallow sul fuoco o meglio gli S'mores come li chiamano loro.
Prima di tutto bisognava far scaldar il marshmallow sul fuoco (sul bastoncino come sono sempre stato abituato a vedere nei film americani) per renderlo morbido e quindi spalmabile su un semplice biscotto di cereali; fatto ciò si aggiunge qualche cubetto di cioccolato ed infine a modi sandwich si chiude il tutto con un ulteriore biscotto; lo si arrotola nella carta alluminio e lo si lascia per qualche minuto vicino al fuoco in modo tale da far ammorbidire il cioccolato all'interno. Il risultato è una bomba!!
Nel frattempo tra uno scoppiettio di legna e un lontano verso di kukabarra, ci chiedevamo ancora che fine avessero fatto le ragazze.


13 Dicembre 2015
Oramai nel van si respirava solo un odore; era penetrato nella pelle, nei vestiti e nei capelli. Era l'odor di fumo! Eravamo diventati dei cavernicoli!
Leggermente delusi per il due di picche del giorno precedente, siamo andati a far quello che ci riusciva meglio in quei giorni, hicking ovvero andar a far le camminate.
Questa volta si parlava di un paio d'ore di camminata fino al Fluted Cape, dove con un salto nel vuoto sotto di noi si poteva ammirare tutta la baia attorno.




Era tempo di far marcia indietro verso il traghetto e lungo il tratto avevamo ancora due cose da vedere: The Neck e Get Shocked, la farm di ostriche.
The Neck è una lunga linea di sabbia che collega la parte nord con quella sud dell'isola. In pratica era larga quanto la strada che l'attraversava.
Non avevo mai provato un'ostrica in vita mia. In due anni di Australia le avevo sempre e solo servite; naturali, cotte e con salse ma mai avevo avuto l'occasione di assaggiarle.
Quale momento migliore se non in Tasmania dove erano fresche del giorno.
Ne abbiamo prese tre a testa, crude, naturali così come sono.
Devo dir la verità, mi sono piaciute ma non le ho trovato così speciali e non capisco perché la gente è disposta a spendere cifre assurde per una qualcosa che nemmeno può masticare e che soprattutto ti finisce dopo due secondi.
Ma la storia delle ostriche è finita subito in secondo piano. Quelle che ci è successo in questo posto ha dell'incredibile. Lo scrivo qui perché voglio far ridere anche voi e rendervi partecipi della nostra idiozia ma al tempo stesso "sfortuna".
Vi ricordate le ragazze di cui tanto ci stavamo scervellando il giorno prima? Bé come avevo detto, un'amica di Anka, la ragazza conosciuta sul traghetto, lavorava in questa farm di ostriche. Ovviamente non ci avevamo nemmeno pensato.
Quando siamo andati ad ordinare le ostriche, la ragazza alla cassa ci ha osservato un attimo e poi leggermente imbarazzata ci ha chiesto: <<Ma voi siete i tre ragazzi che hanno conosciuto la mia amica ieri? Quelli del van bianco con la papera sul tetto?>> <<Si… perché?>> <<Ma dove siete finiti ieri??>>……… Ci siamo guardati a vicenda un po' stupiti… che cosa intendeva?
Avete presente la scena finale di Scemo E Più Scemo quando incontrano il pullman pieno di modelle in cerca di due ragazze che le spalmassero la crema solare? Bè per chi la conosce, noi ci siamo sentiti un po' così un quel momento.
Le ragazze ci avevano risposto, ci avevano mandato diversi messaggi. C'era solo un problema; avevamo scritto il numero sbagliato. Non so come sia successo ma avevamo invertito due numeri. Risultato finale: le ragazze hanno scritto a qualcun altro che le aveva mandate a quel paese.
E non è finita qui! Ci sono venute a cercare nell'area camping dove inizialmente le avevamo detto che ci saremmo fermati e che infine avevamo scartato. Non ci avevano trovato, ma ci avevano incrociato lungo la strada di ritorno. Ci avevano suonato più volte il clacson. E noi…. noi non le avevamo sentite, noi non le avevamo viste. Tre idioti! In inglese, Three retards!
<<Vi siete persi una buonissima cena, ostriche, vino ecc; e questa mattina siamo andate a veder l'alba sulla collina dove abbiamo fatto anche colazione>>.
Non sapevamo se ridere o piangere. Se prenderci a pugni a vicenda o semplicemente gettarci da una rupe o affondare tutti i cattivi pensieri nell'alcool.
Dieci minuti a ridere, scuotere la testa e con le mani tra i capelli ce ne siamo andati.
Siamo arrivati al traghetto e qui nell'attesa ci siamo messi a cucinare stir-fried noodles in mezzo a tutte le altre macchine in coda, con la gente che rideva sotto i baffi e ci guardava stupita. Il tutto ce lo siamo gustato sul portapacchi del van. Che tre elementi!

Da lì fino a Richmond sul van non era volata una mosca. Sembravamo tre ragazzi in lutto con lo sguardo fisso nel vuoto. Sicuramente un'esperienza e una grandissima occasione persa che non dimenticheremo facilmente.
A Richmond siamo andati a trovare un compaesano di Andrea che stava svolgendo le sue farm in una sorta di B&B in mezzo alla campagna. Un posto straordinario, immenso, con un frutteto di albicocche, pecore, cavalli e altri animali; peccato che il tutto era lasciato allo sbaraglio. Le albicocche crescevano e marcivano senza che nessuno le raccogliesse. Gli animali giravano senza saper da che parte andare, i backpackers stessi giravano enza saper precisamente cosa dover fare. Un posto allo sbaraglio!
Con Alessandro, questo ragazzo, c'erano altri backpackers e con loro abbiamo fatto un ottimo barbecue sotto una stellata indimenticabile. Un'altra serata passata davanti al fuoco, ma questa volta in compagnia di altra gente.




14 Dicembre 2015
Siamo ripartiti dopo una colazione tutti assieme alla volta della Tasman Peninsula, anche lei famosa per le ostriche che si possono raccogliere semplicemente sulle rocce durante la bassa marea.
Siamo scesi lungo la costa ovest fino a White Beach e il nome diceva tutto.
Acqua freddissima dove solo il sottoscritto ha avuto il coraggio di buttarsi. Ho fatto una piccola nuotata lungo questa spiaggia e sott'acqua, con addosso gli occhialini, sembrava di essere finiti in una piscina. Acqua cristallina, fredda, sabbia bianca con il sole che andava e veniva. Mi sentivo da Dio. Ripeto, per me è e sarà sempre più rigenerante un tuffo nell'Oceano che una doccia. Ancora ricordo quando vivevo nel van a Fremantle, dove ogni mattina, ancora prima di far colazione o di connettere il cervello, mi buttavo direttamente in mare, per togliermi di dosso quel caldo soffocante dell'estate australiana.
Estate che fino a giorni precedenti avevamo faticato a sentire. Ora finalmente il clima stava cambiando con giornate molto più soleggiate e calde.
Siamo scesi fino all'altezza di Port Arthur, passando dentro le Remarkable Cave che creano una finestra sull'oceano misteriosamente simile alla forma della Tasmania.










Tasman Peninsula è famosa anche per il surf. È proprio qui che arrivano le onde più alte in Tasmania. Se scrivete questo nome su Google capirete il perché: Shipsterns Bluff.
Fatto sta che ci siamo cimentati in questa camminata alla ricerca del famoso spot.
Dopo circa quaranta minuti siamo arrivati all'altezza di un promontorio dove era possibile scorgerlo. Quel giorno evidentemente non c'era swell e il mare era davvero piatto… strano!
Abbiamo continuato scendendo lungo una ripida scarpata. Il sentiero non era sicuramente dei migliori ed era pur mal segnalato. Avremmo camminato per circa un'ora in mezzo a fitti arbusti che a poco a poco si facevano sempre più densi, ricoprendo quasi il sentiero. Sopra di noi nemmeno una nuvola, un caldo atroce, non avevamo più acqua e viveri. Persi!
Gli arbusti erano talmente alti che non si riusciva a capire dove ci trovassimo. Riuscivamo solo a vedere il promontorio su cui eravamo prima e non era per nulla vicino. Abbiamo deciso che forse era il caso di tornar indietro lungo il sentiero che avevamo percorso.
Come degli stambecchi siamo ritornati fino al van pregando per una goccia d'acqua che saziasse le nostre gole!

Siamo risaliti verso nord in cerca di un'area dove accamparci e proprio lungo la strada abbiamo incrociato una spiaggia ricoperta di ostriche.
Siamo immediatamente saltati giù muniti di martello e cacciavite. Come le cozze, si incollano sulle rocce, ma il problema è che impossibile toglierle a mani nude. Sono calcificate alla roccia e il loro guscio è stra tagliente. Con i piedi immersi nel fango della bassa marea, abbiamo riempito una borse intera, forse esagerando un po’!
Nello stesso posto ci siamo abbuffati di lamponi e more che crescevano nel giardino di una casa lì a fianco. Noi quatti quatti come degli opossum, ci siamo intrufolati in quella che sicuramente era una proprietà privata.
Ci siamo fermati praticamente a bordo strada in una rientranza nascosta tra gli alberi che guardava direttamente la laguna. E da qui la potevamo guardare ed ammirare in tutti i sensi. Qualcuno aveva messo lì due comode poltrone da salotto: tramonto, fuoco, musica, poltrone, ostriche e birra. Cosa volete di più?
Le ostriche bastava semplicemente lasciarle accanto al fuoco per qualche minuto, dopodiché si aprivano da sole, perdendo tutta l'acqua all'interno. Una prelibatezza accompagnata con la salsa di soia.
Quella sera a farci compagnia c’era anche Cédric, un ragazzo francese anche lui in giro per la Tasmania, ma in solitaria.
































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