5 Novembre 2014
Il tempo vola senza nemmeno accorgersene. Sembra ieri quando ho messo piede per la prima volta in questa terra, anche se il calendario mi dice che è già passato più di un anno. Un anno ricco di esperienze, paesaggi e volti. Il 28 ottobre 2013 mi lasciavo alle spalle tutto quello che per 23 anni mi aveva circondato. I miei genitori, la mia casa, i miei fratelli, i parenti, gli amici e le abitudini di tutti i giorni. Lasciavo praticamente tutto, passaporto compreso. È stata una partenza piena di emozioni, pensieri… è stato un viaggio infinito che mi ha fatto sognare tanto e che allo stesso tempo ha tirato fuori tutte le mie paure più nascoste. Ho dormito pochissimo, non riuscivo a togliere gli occhi da quel paesaggio fuori dal finestrino, immerso nel silenzio e nel buio della notte. Un momento unico, in cui mi sono sentito veramente solo.
Tutte le preoccupazioni sono sparite appena ho messo piede nella famosa terra dei canguri dove ho trascorso solo pochissime ore prima di riprendere un altro volo con destinazione Wellington. Pochissime ore che mi hanno mangiato più di un mese di visto. Un visto che mi è scaduto il 30 ottobre scorso; due giorni giusto dopo aver concluso la farm. Una sfida che mi ha portato a lavorare per tre mesi di fila dal lunedì al sabato, otto ore al dì, con solo un giorno di riposo. Un obbiettivo che si è dimostrato una corsa contro il tempo; ma alla fine l'ho raggiunto.
Ed ora eccomi qua. Davanti a me altri 365 giorni da raccontare. Un altro anno lontano da casa. Chi l'avrebbe mai pensato… prima della partenza avevo considerato otto mesi più che sufficienti. Ma l'Australia è capace di farti cambiare decisione da un momento all'altro; qui in fin dei conti sto bene… ho la possibilità di vivere una vita da ragazzo indipendente, con un buon stipendio, una macchina e una casa. Qui almeno non ho la preoccupazione di arrivare a fine mese, di pagare le bollette e tutte le pratiche della macchina.
Nel frattempo in questo arco di tempo sono successe un sacco di cose. Niall e Amy hanno lasciato definitivamente la casa per trasferirsi a Port Noarlunga, Jessy ha già lasciato la stanza per passare l'ultima settimana con la famiglia prima di imbattersi nel suo viaggio intorno all'Australia. In casa siamo rimasti solo io, Claudia, Roberta, Gavin con il suo nuovo mini ma proprio mini van soprannominato "Puffetta", Marshall e ovviamente anche Andrea che dopo aver lasciato il lavoro e la farm è entrato definitivamente a far parte della lista "illegali in casa"; in lui rivedo un po' me stesso mesi fa quando dormivo prima nella camera con le ragazze sul materassino gonfiabile, poi in una camera vuota, poi nella stanza di Luca mentre erano a Bali, poi nel giardino all'interno del mio van… mi sembra passata un'eternità. Un'eternità da quando sono arrivato per la prima volta ad Adelaide. Due mesi e mezzo in ostello in una camerata da otto con ragazzi da tutto il mondo, dove tutti mi conoscevano e dove i capi mi consideravano parte della famiglia. Quasi quattro mesi a lavorare come cameriere, cuoco e bar tender al Il Mondo Café Bar. Un'esperienza da dimenticare, un capo inetto da mandare a quel paese ma al tempo stesso un lavoro che mi ha insegnato parecchie cose (o forse noi le abbiamo insegnate a qualcun altro), mi ha permesso di comprarmi il mio van e al tempo stesso mi ha fatto conoscere quelli che sarebbe stati i miei compagni di vita in questo lungo anno: Claudia, Roberta e Luca.
La voglia di star qua più a lungo mi ha spinto poi verso Renmark e Mildura alla ricerca di una farm per ottenere il secondo anno di visto; ma i tempi di facevano stretti e il biglietto per tornar a casa si faceva sempre più vicino. Due settimane vuote senza trovar nessun impiego. Triste e senza più speranze sono tornato a Glenelg dalla mia "famiglia" e proprio quella sera un certo Damian Mcardle mi ha riacceso la luce che in me si stava piano piano spegnendo.
Un'email diceva che qualcuno aveva risposto al mio annuncio da Graphic Designer su Gumtree postato mesi prima e di cui me n'ero completamente dimenticato. E fu così che feci la grafica per una compagnia produttrice di Cider e allo stesso tempo inizia a lavorarci dentro.
Ancora due giorni e finirò definitivamente questa esperienza. I bin di pere sono finiti proprio ieri, niente più packing, niente più pere tra le mie mani, niente più ceste da pesare e impilare. In poche parole John e Julie (i genitori) sono ufficialmente in vacanza fino a gennaio, quando inizierà la raccolta.
Le pere crescono a vista d'occhio e il frutteto è diventato una boscaglia. Mesi fa, anche se mi trovavo nel mezzo della collina potevo comunque ammirare tutto il paesaggio che la circondava; ora le foglie coprono l'orizzonte e rendono tutto più segreto e impenetrabile.
Ma per lo meno regalano ombra e ristoro in questa caldissima e secca primavera. Un fenomeno, che come dicono in farm, non capitava da un sacco di anni. Sole, vento e temperature sopra i 37°. Impossibile stare all'aperto tutto il giorno, eppure l'ho dovuto fare. Giramenti di testa, pelle bruciata e sangue che scende dal naso. Capita anche questo.
Una primavera così secca che ha tinto di giallo quei prati da golf vicino alla mia farm che per tutto l'inverno risplendevano di un verde smeraldo. Così secca che ci ha costretto ad aprire l'impianto di irrigazione nel frutteto, tenendomi occupato giornate intere a sostituire spruzzini, allacciare tubi e montare gli impianti a goccia lungo i filari oramai ultimati. Ora posso tranquillamente andar a far i giardini con i miei fratelli.
Così secca che la mega cisterna d'acqua piovana si è prosciugata, lasciando sul fondo un ammasso di melma e fango che il sottoscritto ha dovuto ripulire per una mattinata intera (laurà da fa no).
Così secca che ha mummificato il brown shake che avevamo ucciso un mese fa e che ora penzola in tutto il suo aspetto inquietante sul mio specchietto retrovisore.
Così dry, come si dice qui, che ci ha costretto a bruciare tutte le ramaglie ammassate durante l'inverno, prima dell'inizio della Bushfires Season che ha inizio settimana prossima. Appiccare fuochi durante questa stagione è severamente vietato data la scarsità di piogge e il clima arido.
È stato un falò o meglio un bonfire molto repentino. In meno di un'ora era già tutto finito. Ma è stato comunque molto bello. In compagnia dei loro amici di famiglia, dei parenti e dei miei coinquilini, seduti davanti alla brace nel buio delle colline di Paracombe. E tra barbecue e birra, il sottoscritto, che quella sera ha acquisito il nome di Luigi, ha affascinato anche i più Aussie con una serie di pizze con l'impasto preparato la sera prima. Ovviamente non poteva mancare quella con zola e pere (blue chees and pears). Una combinazione che li ha stupidi davvero, tant'è che il caro Damian, il giorno dopo mi ha lanciato una sfida preparando lui stesso, su mia indicazione, l'impasto e devo dire che il risultato non è stato niente male.
È una primavera così calda che il bagno in spiaggia è oramai cosa consueta. Tuffi dal pontile, beach volley, relax e tramonti. Il tramonto… il più bello che abbia mai visto in vita mia. Mezz'ora tra un sole rossissimo che si nascondeva piano piano dietro l'oceano e un temporale in arrivo. Fulmini, lampi che toccavano la superficie dell'acqua. Un fenomeno goduto fino all'ultimo prima che la pioggia prendesse il sopravvento. Ma ovviamente quel giorno avevo lasciato la macchina fotografica a casa….
Così calda che è un piacere pulire le cisterne per il cider, imbottigliarlo e gustarselo fresco. Centinaia di litri che sono stati fatti fuori in un solo weekend. La vendita sul mercato sta crescendo in modo esponenziale. Ora si fanno avanti anche i primi hotel (ovvero pub/birrerie) in città. Che dire… questo cider sta avendo un grande successo, culminato anche con la medaglia di bronzo all'Australian Cider Awards. Sono davvero contento per come stanno procedendo le cose, se lo meritano proprio.
88 giorni completati; richiesta del visto fatta e dopo nemmeno un giorno è arrivata l'approvazione. Il giorno stesso in cui abbiamo festeggiato Halloween. Un festone fatto in grande. Con luci ultraviolette, ragnatele e costumi di ogni tipo. Saremo stati più di venti in casa Augusta, in poche parole è venuta giù l'intera farm di Claudia e Roberta. Io ho retto fino alle quattro del mattino con il mio costume pieno di sangue (finto e vero) e con tatuaggi su tutto il corpo; serata culminata con una bella passeggiata in spiaggia con Jessica a combattere contro l'ira del vento tra carrelli della spesa e tavole da surf (un po' complicato da spiegare).
Ancora due giorni e sarò finalmente in vacanza, pronto per ripartire verso una nuova avventura. Questo sabato arriverà Luca e con lui andrò a Kangaroo Island prima del definitivo addio o arrivederci a Glenelg e ai ragazzi. Una partenza che non sarà sicuramente facile. Western Australia, stiamo arrivando.

















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