7 Dicembre 2015
È stata una notte traumatica; dopo essere stati rimossi brutalmente da quelle confortevoli poltrone, io e il povero Andrea abbiamo gironzolato fra i vari seggiolini in cerca del nostro numero. Qualcun altro li aveva già occupati, ma stavano dormendo così bene e a differenza di quei tre buffoni che ci avevano svegliato, abbiamo deciso di arrangiarci in qualche modo e di non scomodarli.
Io ho trovato una seggiolino libero mentre Andrea ha deciso di sdraiarsi direttamente sulla moquette. Un sonno irregolare che ci ha accompagnato fino alle prime ore dell'alba, quell’alba che alle sei del mattino ci ha dato il benvenuto in Tasmania. Ben arrivati a Devonport.
Un'aria decisamente diversa. Cielo cupo, freddo ma finalmente un'aria che ti penetrava fino all'ultimo angolo più nascosto dei polmoni. Non riuscivamo a crederci, eravamo in Tasmania!
Devonport alle sei del mattino era una città fantasma. Dovevamo far rifornimento di viveri, bere e benzina ma era ancora tutto chiuso. All'appello non mancavano solo quelle cose ma qualcosa di più importante, il terzo compagno di viaggio. Sbarcato sull'isola il giorno prima direttamente da Sydney, Nick, o meglio Nicholas l'americano era lì con noi! Il biondo vichingo dalla barba lunga, poi soprannominato "The Cave Man" per il suo stile barbarico, si era unito al gruppo per dar un tocco di internazionalità e maturità dall'alto dei suoi 33 anni.
Carichi di cibo e soprattutto di birra e whisky, siamo partiti alla volta del nostro loop attorno all'isola. Ovest, sud, est e infine nord, il tutto in dodici giorni.
Prima tappa il Leven Canyon dove una breve passeggiata ci ha portato fino in cima alle sue rupi. Molto simile a tutti gli altri canyon visti in Australia… ma decisamente più ricco di vegetazione.


Sono bastati questi primi chilometri lungo queste strade deserte per farci capire che ci trovavamo in posto completamente nuovo. Non eravamo più in Australia… eravamo in Tasmania.
Un continuo sali e scendi ed intorno a noi la vastità dei campi. E poi fiori, colori e profumi che da tanto tempo i miei sensi non percepivano più. Infiniti campi bianchi ricoperti di camomilla, qua e là il lilla della lavanda e poi le distese di papaveri, papaveri da oppio. La cosa ci ha lasciato parecchio perplessi; i cartelli dicevano chiaro e tondo: DANGER - PROHIBITED AREA - Keep Out - Illegal Use of Crop May Cause DEATH. Coltivazioni legali che forniscono case farmaceutiche.
Un continuo sali e scendi ed intorno a noi la vastità dei campi. E poi fiori, colori e profumi che da tanto tempo i miei sensi non percepivano più. Infiniti campi bianchi ricoperti di camomilla, qua e là il lilla della lavanda e poi le distese di papaveri, papaveri da oppio. La cosa ci ha lasciato parecchio perplessi; i cartelli dicevano chiaro e tondo: DANGER - PROHIBITED AREA - Keep Out - Illegal Use of Crop May Cause DEATH. Coltivazioni legali che forniscono case farmaceutiche.
Finalmente si vedevano nuove sfumature, molto più verde con conifere che si alternavano ad immensi eucalipti.
Strade in perfette condizioni dove difficilmente si incontravano altre macchine, più che nel deserto. Qui non passava proprio nessuno e di rado si incontrano piccoli villaggi.
Siamo scesi fino al parco naturale delle Cradle Mountain e per tutto il tratto di strada i miei occhi non facevano altro che guardarsi in giro; era impossibile concentrarsi sulla strada, ciò che mi circondava era indescrivibile. Il nulla… ma non il nulla del deserto, quel nulla della natura incontaminata. Quel nulla che mi immaginavo solo nelle steppe dell'Islanda, in quelle infinite distese di arbusti e licheni con le loro diverse tinte e sfumature sembravano usciti da un quadro impressionista di Monet.
Siamo arrivati al Centro Visitatori di Cradle Mountain. Qui con felpe, cappellino di lana e pantaloni lunghi siamo arrivati su una navetta fino a Ronny Creek nel cuore del parco.
Da qui iniziava la nostra camminata in mezzo a questa valle che sembrava uscita dalla trilogia del Signore Degli Anelli.



Qui Nick ci ha dato dimostrazione del suo carattere rude a pieno contatto con la natura. Lui, l'uomo delle caverne, cappellino di lana, camicia in flanella da boscaiolo, bastone alla mano, birra, pantaloni lunghi, zainetto in spalla e niente scarpe, "Bear foot” come si dice qua… scalzo lungo questi sentieri. Mi sono guardato intorno e per un momento mi sono sentito di nuovo in Italia o meglio nelle vallate del nord Italia. Ruscelli, muschio, arbusti, aria pulita e cime che spiccavano in lontananza. Questo era solo l'inizio.
<<Ragazzi, in due anni di Australia non ho mai visto un wombat selvatico!>> queste le mie ultime parole; dopo appena due passi Nick punta il suo bastone verso la collina. Un'immensa macchia marrone si stava muovendo in mezzo all'erba, era un ciccioso wombat! Non ci potevo credere. Ci siamo avvicinati a quasi un metro da lui e come se niente fosse ha continuato a farsi i cavoli suoi. A fianco a lui un echidna, non ci volevo credere; era tutto così surreale. E più camminavamo più ne vedevamo. Sono degli animali fantastici questi wombat. Per intenderci sono dei grossi marsupiali simili alle nostre marmotte ma cinque volte più grossi e con le zampe tozze e la coda molto corta.
<<Ragazzi, in due anni di Australia non ho mai visto un wombat selvatico!>> queste le mie ultime parole; dopo appena due passi Nick punta il suo bastone verso la collina. Un'immensa macchia marrone si stava muovendo in mezzo all'erba, era un ciccioso wombat! Non ci potevo credere. Ci siamo avvicinati a quasi un metro da lui e come se niente fosse ha continuato a farsi i cavoli suoi. A fianco a lui un echidna, non ci volevo credere; era tutto così surreale. E più camminavamo più ne vedevamo. Sono degli animali fantastici questi wombat. Per intenderci sono dei grossi marsupiali simili alle nostre marmotte ma cinque volte più grossi e con le zampe tozze e la coda molto corta.


La nostra camminata è continuata lungo la Overland Track passando per il Crater Lake fino alla sommità del Marions Lookout. Da qui la vista era sensazionale. Davanti a noi il Cradle Mountain e l'immensità del Dove Lake. Vento, freddo e mani ghiacciate. Questo era quello che mi mancava!















Era ora di tornar giù. Avevamo fatto la salita in tempi record ma dovevamo assolutamente prendere l'ultima navetta per tornar al parcheggio.
<<Ma quella è neveeeee!!!>> Dietro una rientranza della parete potevamo scorgere una macchia bianca! Doveva essere assolutamente neve. Di fretta e furia ci siamo precipitati fino a là. Non riuscivamo a credere ai nostri occhi. Dopo due anni rivedavamo, ma soprattutto ritoccavamo quella manna bianca che tutto purifica. Per non parlare di Andrea che vive ancora più vicino alle montagne e per non parlare di Nick che ha speso gli ultimi suoi anni in Colorado ad Aspen dove le temperature raggiungono i -30.
Siamo scesi di corsa passando per un sentiero secondario che praticamente scendeva a picco fino al Dove Lake dove avremmo preso la navetta. Un bello spacca ginocchia!!
<<Ma quella è neveeeee!!!>> Dietro una rientranza della parete potevamo scorgere una macchia bianca! Doveva essere assolutamente neve. Di fretta e furia ci siamo precipitati fino a là. Non riuscivamo a credere ai nostri occhi. Dopo due anni rivedavamo, ma soprattutto ritoccavamo quella manna bianca che tutto purifica. Per non parlare di Andrea che vive ancora più vicino alle montagne e per non parlare di Nick che ha speso gli ultimi suoi anni in Colorado ad Aspen dove le temperature raggiungono i -30.
Siamo scesi di corsa passando per un sentiero secondario che praticamente scendeva a picco fino al Dove Lake dove avremmo preso la navetta. Un bello spacca ginocchia!!
Anche qui, scorcio spettacolare. Il lago con dietro il profilo delle montagne; acqua ghiacciata e cristallina. Non potevamo chiedere di più da quella giornata.
Lungo una strada sterrata ma in perfette condizioni siamo arrivati fino all'estrema Corinna fatta di due case, un pub e ovviamente niente ricezione. Siamo riusciti a trovar uno spiazzo vicino ad un fiume che una coppia australiana ci ha gentilmente concesso di condividere.
Prima notte in Tasmania. Io e Andre nel van, mentre Nick fuori nella sua tenda.
Una giornata conclusa davanti a uno dei primi tanti fuochi con la nostra ciotola di zuppa calda e una birra rigenerante. Tasmania già ti adoravo.
8 Dicembre 2015
Davanti a noi il Pieman River, un innoquo fiumiciattolo che avremmo facilmente attraversato a nuoto e che si presentava proprio davanti alla nostra strada. L'unico modo per attraversarlo era una stupida barchetta che portava al massimo un veicolo. Meno di due minuti per attraversare meno di cento metri, per un costo di 25$…

Abbiamo ripreso la strada alla volta di Strahan dove ha incominciato a piovere. Freddo e pioggia erano il preannuncio di una giornata uggiosa!
In questa piccola città sul lago abbiamo trovato dei bagni pubblici dove abbiam potuto lavar i piatti e le stoviglie della sera prima. Ma San Gennaro guarda sempre giù, i nostri occhi potevano leggere ben chiaro Hot Water! Per la prima volta i miei piatti sentivano dell'acqua calda e squillo di trombe… in quel bagno c'erano delle docce, CALDE!! Non mi facevo una doccia dalla partenza da Byron Bay, le uniche docce erano stati i bagni nell'oceano. Sulla mia pelle sentivo di nuovo il profumo del bagnoschiuma e le mie dita potevano tranquillamente passar tra i capelli che a continuar così sarebbero diventati rasta.
Arrivati alla piccolo paesino minerario di Queenstown, risalente al 1883, il paesaggio è diventato molto più arido e rossastro causa l'alta presenza di ferro in questi altipiani rocciosi. L'unica cosa più o meno interessante è stata l'Iron Blow, dove dall'alto di una passerella si può ammirare un antica miniera dove veniva estratto appunto il ferro, oramai sommersa dall'acqua.
Con il passare dei chilometri siamo nuovamente rientrati nel verde delle conifere e al tempo stesso il cielo ha incominciato ad aprirsi; giusto in tempo per visitare le Nelson Falls lungo la sua foresta di felci alte più di due metri e camminare fino al Frenchman's Lookout da dove si scorgeva una vista a 360° che culminava con l'imponente parete rocciosa del Frenchman Cap (1.446m). Tenete conto che qui la vetta più alta è il Mount Ossa con i suoi soli 1.617m. Ma è il clima è totalmente diverso da quello delle alpi, siamo molto più vicini al polo e anche ad altezze così basse il tempo può cambiare immediatamente e le temperature possono precipitare in un batter d'occhio! E sopra qui, c'era la frase tratta dal libro Walden di Henry David Thoreau che ancora non sono riuscito a finir di leggere: <<The life in us is like the water in the river. It may rise this year higher than man has ever know it, and flood the parched uplands>>. La vita che scorre dentro di noi è come l'acqua in un fiume. Può alzarsi quest'anno più in alto di quanto l'uomo abbia mai visto, e inondare persino quegli aridi altipiani. Come una sorta di inno a vivere la nostra vita al massimo e superare un giorno i nostri limiti, arrivando a toccare, a bagnare e quindi a dissetare quegli altipiani aridi della nostra mente, della nostra anima che una vita semplice, un semplice ruscello non saranno mai in grado di raggiungere. Almeno, questa la mia interpretazione.


Qui abbiamo continuato fino al Lake St. Claire, il più profondo non solo in Tasmania ma anche in Australia, con i suoi 200m di profondità. Qui una camminata ci ha portato fino alla Platypus Beach dove in teoria si poteva avvistare questi strani e rari animali, i Platypus, da noi meglio conosciuto come Ornitorinco. Un piccolo mammifero dal becco d'anatra, tra le cinque ancora esistenti specie che compongono l'ordine dei monotremi, gli unici mammiferi che depongono le uova (tra questi c'è anche l'echidna). E ovviamente è presente solo qui e in alcuni punti in Australia lungo la costa est. Posto stupendo, ma ovviamente non siamo riusciti a vederne neanche uno e non ci saremmo riusciti per tutto l'arco della vacanza. Si deve essere proprio fortunati per scorgerli.






9 Dicembre 2015
Le ultime ore di sonno per Nick sono state traumatiche. Sul presto si è alzato un vento fortissimo che ha praticamente scosso la sua tenda per tutto il tempo.
Spinti e frenati in diversi tratti dal vento, siamo arrivati fino al Mount Field National Park!
Qui avremmo potuto fare una bellissima camminata fino alla cima del monte, ma il vento era davvero forte ed era estremamente sconsigliato affrontare questa impresa. Ci siamo accontentati delle Russell Falls con la sua cascata a gradini immersa in una foresta pluviale che dopo pochi metri a lasciato spazio agli imponenti eucalipti, i Big Tree, che raggiungevano quote oltre i 70m. Giganti del genere gli avevamo visti solo in Western Australia.
Il vento continuava a battere imperterrito e gli alberi emettevano strani rumori e il pericolo che qualche ramo ci cadesse in testa non era da sottovalutare. I cartelli di avvertimento ne erano la conferma.
Abbiamo continuato la nostra passeggiata lungo la fitta vegetazione del Pandani Walk fino alla base del Platypus Lake, il tutto sempre in tempi record. Quasi sempre metà del tempo che i cartelli informativi riportavano. Qui c'eravamo solo noi, potevamo urlare a più non posso o semplicemente girare nudi, nessuno ci avrebbe visto!
Nell'uscire dal parco abbiamo trovato la strada sbarrata; l'avevano chiusa per l'eccessivo vento ma dopo meno di cinque minuti un ranger è venuto ad aprircelo.





Vento eccessivo, piante piegate, andare o non andare fino ai laghi di Strathgordon? Forse non ci saremmo mai più tornati in Tasmania. Andiamoci lo stesso.

Dopo un'ora e mezza di macchina siamo arrivati in mezzo a questi laghi praticamente artificiali, creati dall'immensa diga; un muro di cemento alto 140m e largo 200m che contiene più d 12.359.040 megalitri d’acqua… il più grande lago in Australia. Ed è qui che è stato svolto il famoso esperimento della palla da basket; se non avete la minima idea di cosa stia parlando, date un'occhiata a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=PM9vnEWmA1c




Dopo un'ora e mezza di macchina siamo arrivati in mezzo a questi laghi praticamente artificiali, creati dall'immensa diga; un muro di cemento alto 140m e largo 200m che contiene più d 12.359.040 megalitri d’acqua… il più grande lago in Australia. Ed è qui che è stato svolto il famoso esperimento della palla da basket; se non avete la minima idea di cosa stia parlando, date un'occhiata a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=PM9vnEWmA1c




Un posto surreale e nel bel mezzo del nulla. Un freddo assurdo di quelli che ti penetrano nelle ossa, avevamo bisogno di rifocillarci con qualcosa di caldo… lungo la strada avevamo notato una taverna; lì avremmo potuto trovare una bella birra… fredda!
Belli carichi di birre locali siamo ripartiti superando New Norfolk arrivando fino alle sponde del suo fiume. Qui abbiamo conosciuto una coppia di polacchi che stavano facendo praticamente il nostro stesso in giro ma in bici. Idoli! C'era ancora un po' di vento e accendere un fuoco non era il massimo. Avevamo bisogno di mettere in piedi una struttura seria per proteggere le fiamme dal vento, così io e Nick abbiamo incominciato a spostare "menhir" come solo Obelix sapeva fare mettendo in piedi il nuovo Stonehenge. E tra un laurà da fà no e l'altro ho preso in mano una roccia praticamente ardente che mi ha letteralmente tolto le impronte digitali dal pollice e l’indice.
10 Dicembre 2015
Da qui abbiamo fatto capolino verso sud, gustandoci giusto un assaggio di Hobart durante il nostro passaggio. Prima tappa le pozze di acqua termale…..si, le piscine di acqua "termale".
Eravamo finiti a far il bagno in una vera e proprio piscina. Ci abbiamo riso su e l'abbiamo presa come una scusa per lavacri un po' lì dove la gente va per una rilassante nuotata.
Con la pelle rigenerata dall'acqua purificatrice, siamo arrivati fino all'estremità di South Cape dove abbiamo intrapreso la lunga camminata di quattro ore fino al punto più a sud della Tasmania e ovviamente dell'Australia.
Una camminata prima in mezzo ai boschi e poi lungo una passerella in mezzo una fitta landa di arbusti e fiori.




Sembrava non finisse più; dopo quasi due ore di cammino finalmente abbiamo sentito il rumore delle onde, il rumore dell'immensità delle onde provenienti dall'Antartide. Eravamo nel punto più estremo, in cima a queste altissime scogliere, davanti a noi l'immensità e la cattiveria di questo oceano.
Siamo scesi fino alla spiaggia quando il color della luce si faceva già caldo.
Eravamo nel punto più a sud dell'Australia e nel mio caso anche nel punto più a sud del Mondo in cui ero stato, più a sud dell'isola nord della Nuova Zelanda.













Dovevo a tutti i costi far un bagno, non mi interessava se faceva freddo, io dovevo tuffarmi nelle acque di quel posto; gli altri ovviamente mi hanno seguito. E io in quel posto volevo buttarmici nudo come madre natura mi aveva fatto e ovviamente l'abbiamo fatto. Freddo, freddo assurdo, abbiamo cominciato a correre lungo la spiaggia fino al punto in cui era possibile farlo, forse per un chilometro o più. Siamo rimasti lì a fissar le onde. A fissar quell'acqua che saliva e scendeva e lasciava dietro di sé solo i riflessi del sole. Quell'acqua che a poco a poco risaliva e andava a bagnare i sassi ancora asciutti. Sempre più su, in pochi minuti la marea stava salendo. FUCK la marea stava salendo, i nostri vestiti, i nostri zaini e le nostre macchine fotografiche erano a pochi passi dall'acqua.
Siamo corsi come dei fulmini superando forse il record olimpico, più veloci di Bolt! Ma fortunatamente le nostre cose si erano salvate per un pelo. L'acqua era andata a toccar solamente la base delle rocce su cui le avevamo posate.







Siamo ritornati al campeggio ovviamente gratuito quando il sole era oramai sotto di noi.
Abbiamo trovato un bellissimo angolo riparato dal vento in un praticello di muschio che dava solo sollievo ai nostri piedi stanchi. Un sacco di muschio ma anche un sacco di escrementi di canguro e wallaby, doppia morbidezza per i nostri piedi.
Abbiamo trovato un bellissimo angolo riparato dal vento in un praticello di muschio che dava solo sollievo ai nostri piedi stanchi. Un sacco di muschio ma anche un sacco di escrementi di canguro e wallaby, doppia morbidezza per i nostri piedi.
Mentre io cucinavo, Nick montava la tenda e Andrea faceva la legna per il fuoco ecco spuntare un simpatico bambino del posto di circa 10 anni: Gamary. Un ragazzino davvero particolare e molto curioso che vivendo in un paesino di probabilmente venti pescatori, non aveva molte persone con cui parlare e passar il suo tempo. È stato lì un po' con noi aiutandoci a far legna. Il top l'ha raggiunto quando ha chiesto ad Andrea una sigaretta che ovviamente lui ha rifiutato di dargli: <<Ma io fumo spesso con mio papà!>>.
Abbiamo passato la serata davanti al fuoco e attorno a noi giravano simpatici wallaby. Tra questi c'era colui che abbiamo soprannominato Jack, che come se nulla fosse si è unito alla combricola brucando ad un metro dal fuoco.
Jack voleva solo unirsi a noi e bere qualche birra in compagnia. Ogni tanto spuntava qualche suo amico, ma nessuno era coraggioso come lui, siamo arrivati così vicini quasi da toccarlo senza che lui facesse una piega.
Poi è sparito nel nulla. Mi sono alzato per far pipì, non vedevo niente, era buio, ma sono comunque riuscito a scorgere qualcosa davanti a me, Jack si era unito alla pisciata.

















































































