martedì 25 agosto 2015

Più passano i giorni e più..

10 Agosto 2015

È trascorso più di un mese dal giorno in cui ho lasciato quell'isola. Un mese in cui ci sono stati grandi cambiamenti, in cui sono successe un sacco di cose.
Ricordarle tutte sarà difficile, anzi impossibile. Vorrei poter raccontare ogni singolo giorno, perché ognuno di questi merita di essere ricordato; non sarebbe comunque la stessa cosa ed è per questo che cercherò di riassumere nel miglior modo possibile questo "inverno" a Byron Bay.

Il fatto di aver voltato pagina, mi ha riaperto gli occhi e mi ha veramente fatto capire che attorno a me c'era tutto quello di cui avevo bisogno.
Luglio per me è stato forse il periodo più vissuto, che mi ha regalato un sacco di emozioni, soprattutto dal punto di vista del surf. Prima o dopo al lavoro, ero quasi sempre in acqua. Sempre a The Pass a lottare per prendere quella che doveva essere l'onda perfetta.



Era la prima metà di luglio e le giornate incominciavano a poco a poco ad allungarsi. Al tempo stesso le temperature stavano calando drasticamente. Cappotto alla sera e doppio piumone a letto. Uscire dall'acqua quando era buio, non era più come quando andavo con Luca.
Ma la bellezza di quel momento è sempre rimasta la stessa. Lì in quell'acqua color oro ed attorno a te da una parte il profilo dei monti e dall'altra le stelle che incominciano a spuntare. Facendosi trasportare dall'ultima onda quando oramai non c'è più differenza tra il cielo e l'acqua, fino ad ancorarti con la pinna sulla spiaggia a 500 metri più in là, dove iniziano le scale che ti riportano su al parcheggio. E proprio in uno di quei giorni, prima di mettere piede sul primo di quegli scalini, mi sono fermato e mi son voltato.
C'era ancora luce; il Sole era appena dietro ai monti. Sono rimasto lì un attimo ad ammirare ciò che mi circondava; in quel preciso istante mi son sentito veramente fortunato e non invidiato nessuno per nulla al mondo. Ho desiderato che i miei occhi potessero ammirare quel panorama ogni giorno da lì in poi. Lì, per un attimo mi son sentito quasi triste, ero consapevole che non sarebbe stato per sempre. Sarà una cosa che non riuscirò a sopportare una volta in Italia. Io non voglio più tornare…
Non c'è cosa più affascinante di ammirare il bagliore della luce del tramonto filtrare nel tubo dell'onda.














Qualche giorno dopo sono andato di corsa su fino al faro, cosa che non avevo ancora fatto da quando ero tornato qua; lungo quegli scalini infiniti che mi hanno letteralmente distrutto. Da lì su il panorama è strepitoso… da una parte Main Beach, dall'altra Tallow Beach. Cape Byron, nonché il punto più a est dell'Australia. È qui che ho vissuto uno dei momenti più belli di questo periodo. Immerso nella musica guardavo l'oceano sotto di me.
Ad un certo sono spuntate alcune pinne… un branco di delfini. Cinque, sei, sette e poi tre pinne enormi. Si trattava di tre megattere. Tre balene, mamma, papà e bambino. Erano lì a circa venti metri dalla riva. Una danza di pinne. Spruzzi nell'aria di questi enormi cetacei che entravano ed uscivano dall'acqua, mentre tra di loro i delfini nuotavano quasi come volessero mostrargli la strada. Finalmente ero riuscito a vedere una balena a poca distanza da me. Perché mai dovrei lasciar questi luoghi?




Surf, lavoro e serate in compagnia, queste sono state le mie giornate nel periodo di luglio. Niente pensieri, solo l'idea di vivere momento per momento cercando di cogliere sempre le bellezze che ogni giorno mi regalava. Più i dì passavano meno mi sentivo stressato, mi sentivo sempre più sereno e contento di come stavano andando le cose.














Al lavoro da Targa mi ero inserito bene. Oramai ero entrato a far parte dello staff e non c'era più bisogno di insegnarmi niente. Colazione, pranzo ma soprattutto cena. Al mattino le solite facce, i così detti "regular"; solito tavolo, solito caffè, solita colazione e solito orario. Che noia! Giorni di assoluta tranquillità che si alternavano a giorni di delirio allo stato puro.
L'impennata c'è stata con l'arrivo del festival Splendour In The Grass che si è tenuto a pochi chilometri da Byron Bay. Migliaia di persone da ogni angolo dell'Australia, giunte qui per questi quattro giorni di musica e arte che hanno visto sul palco artisti come: Florence & The Machine, Blur, Xavier Rudd, Of Monsters And Men, Tame Impala e tanti altri.
Uno Splendour che più che "in the grass" è stato "in the mudd"! Quattro giorni quasi solo di pioggia che hanno trasformato la location del festival in un pantano da guinness dei primati. Date un'occhiata alle foto su internet per rendervi conto a che livelli. Al mattino presto e sera tarda, Byron Bay si trasformava in una carovana di pullman, navette e cadaveri ricoperti di fango, con ponci e stivali altezza ginocchio. Trovare la strada per la fermata del pullman non era per niente difficile, bastava seguire le tracce di palta.









Nei giorni del festival a Byron Bay è arrivata un sacco di gente nuova e tra queste anche un bel tavan da Biegrass. Ero di ritorno come altre sere dalla surfata a The Pass. Lì nel parcheggio lungo la strada a cambiarmi, quando all'improvviso passa un pulmino nero nuovo di pacca che incomincia a strombazzarmi. Capelli lunghi, biondi… dai che qua sembra una bella ragazza. What? NORMAN! Il nostro caro ex coinquilino di Margaret River, nonché abbiatense DOC.
Sapevo che doveva arrivare in quei giorni ma mai mi sarei immaginato di beccarlo lì, così di sorpresa. Solita faccia da scemo e un sorriso che non riusciresti mai a toglierli.
È venuto fin qua per rivedere Kim, una ragazza americana che da Margaret River si era trasferita anche lei qui a Byron Bay insieme ad una sua amica.
Norman ha sicuramente portato un tocco di Western Australia e di Margaret River ma sicuramente si è dimenticato la cosa principale: le onde… con lui è incominciato il periodo di piatta.
Siamo giusti riusciti a goderci il giorno successivo con onde grosse e mare mosso. Quel giorno mi son reso conto di aver fatto passi da gigante. Onde veloci e potenti che mi hanno  tenuto su per parecchio tempo. Ma il top l'abbiamo raggiunto quando siamo andati a Tallow Beach il dì seguente. Finalmente era arrivato il compagno di surf che tanto mi serviva; quello che si spinge a prendere le onde grosse e a sfidare l'oceano.
Giornata stupenda! Caldo, sole, acqua cristallina e onde perfette. Sinistre, destre, veloci e potenti. Non so se me la sentivo. Forse non ero ancora all'altezza e soprattutto c'era troppa pressione, troppi surfisti.
Non so cos'è partito dentro di me, ma alla fine sono entrato e alla prima onda sono saltato in piedi subito. Una sinistra presa nel punto giusto al momento giusto. Due secondi tra remata e alzata. È stato tutto così automatico che quasi non mi stavo rendendo conto che stavo scendendo a manetta lungo l'onda. E questa volta lo stavo facendo lungo il mio lato preferito. Rivolto verso l'onda. E una e due e tre. Tutte con la tavola di Carlotta. Ma la migliore, nonché l'ultima è stata con la mia bambina, la tavola old-style del caro vecchio Bill, che tra l'altro ho chiamato a casa pochi giorni fa. Recentemente è morta sua moglie e mi sono sentito in dovere di sentirlo e di informarlo, lui che è privo di cellulare e di qualsiasi altra tecnologia, di ciò che ho fatto nell'arco di questo anno che è passato. Devo tanto a lui… è stato per me un compagno di lavoro, un'insegnante e soprattutto un modello di persona da seguire.
È stata un'emozione indescrivibile scivolare lungo l'onda con quel pezzo d'epoca che fa sempre invidia a tutti quelli in acqua.
Ma è sempre qui che è scattato uno di quegli altri momenti speciali.
Tallow Beach, famosa per la presenza di squali. Ecco in lontananza spuntare alcune pinne. Panico. No… erano delfini. Venti se non di più davanti a me e Norman. Si sono avvicinati sempre di più e alla fine erano sotto i nostri piedi. Davanti a noi, di fianco e sotto di noi. Erano ovunque e si divertivano a schizzare e saltare tra i surfisti seduti sulle loro tavole. Per un momento tutto si è fermato. Le onde erano passate in secondo piano. In quel momento in acqua c'erano solo i due mammiferi dotati di pinne: i delfini e i surfisti. Perché mai dovrei lasciare questi posti?







Ogni giorni c'è sempre qualcosa da fare; se non si lavora si va a surfare, se non c'è surf si va in spiaggia, se non si va in spiaggia ci si trova per un pranzo o una cena assieme.
Sono quasi sempre in compagnia di Marco e Andrea, i due ragazzi che lavorano in cucina da Targa.
La prima volta che ho visto Marco al ristorante mi è subito venuta spontanea la domanda: <<Ma tu giocavi a calcio?>>. Marco è di Ponte Nuovo e l'avevo visto probabilmente in diverse occasioni, l'ultima durante un'ignorante partitella a calcio l'estate scorsa quando ero tornato in Italia… al battesimo di Bella, la figlia di mio cugino Tommy. Già, Marco è uno degli amici di mio cugino. Quanto cacchio è piccolo questo mondo.







Cene in casa, alcune volte anche fuori, ma sempre nello stile italiano. Pizza al forno a legna insieme alla tribù italiana di Byron Bay, semplicemente nel giardino di Peppe. Qui c'era anche un ragazzo di Abbiategrasso, Cesare, che pure lui conoscevo di vista. Si è creata una bella compagnia, a cui si aggiungono spesso elementi diversi. In casa c'è sempre un clima più familiare. Bridget e Mady sono diventate per me come due sorelle ma purtroppo difficilmente riusciamo a trovarci a casa tutti assieme allo stesso momento.










Dopo una ventina di giorni Norman è ritornato a Margaret River e il giorno successivo sono ovviamente arrivare le onde e un'ondata di caldo. Ma era presto cantar vittoria! È un periodo che fa alti e bassi; giornate spettacolari che si alternano a giornate di assoluta piattezza dove l'oceano sembra una piscina piena d'olio. Ma forse è anche meglio così; è più di un mese che si sente parlare quasi ogni giorni di squali bianchi e squali tigre avvistati a pochi metri dalla riva. Avvistamenti e attacchi che stanno mettendo in discussione l'intoccabilità di queste meravigliose creature marine.
Il giorno successivo alla partenza di Norman, sono tornato a surfare a The Pass. Le onde erano belle. Un sacco di gente in acqua. Se mi voltavo, dietro di me potevo vedere una scia di sessanta surfisti, non sto scherzando. Prendere un'onda era una lotta.
Ma non è quello che ha reso affascinante quel momento, non sono state le onde e nemmeno la temperatura da piena estate. È stata il contesto che mi circondava in quel momento a rendere unico quel pomeriggio al calar del sole. Un contesto che è ancora salvato nella mia mente e che nessun supporto digitale o cartaceo potrà mai mostrarvi… peccato. 
Sopra di me e di fianco a me centinaia di Australasian Gannet, una via di mezzo tra un albatros ed un gabbiano, che cadevano a picco nell'acqua a pochi metri dai surfisti, volando tra le nostre teste e nuotando a fianco a noi. Sotto i miei piedi il nero più assoluto. Il nero di milioni di pesci che si spostavano a branchi. E quando ti ritrovavi in quella situazione, ti accorgevi di essere da solo. Nessuno voleva trovarsi in mezzo a quei pesci e soprattutto nessuno voleva essere il più esterno del gruppo. Branchi di pesci, pesca grossa = squali. Nell'aria c'era un qualcosa di misterioso, magico. Mai visto uno spettacolo così. Silenzio. Come Kamikaze si buttavano in picchiata alla ricerca dei pesci, non badanti della gente in acqua. Poi lei… una pinna ad una cinquantina di metri da noi. Enorme… era una balena.
Una megattera stava nuotando vicino a noi. Poi si è fermata in testa alla fila di surfisti e lì a mostrato in tutta la sua bellezza, più e più volte la sua maestosa coda. Non sapevo se applaudire o semplicemente rimanere seduto lì e godermi lo spettacolo. Perché mai dovrei tornar in Italia?

Sono successe un sacco di cose che ora non ricordo neanche più. Ho ammirato tramonti spettacolari, ho assisto alle bellezze di madre natura, alla danza dei delfini e delle balene, alla musica tribale a Main Beach, alle serate tra amici e il calore di un bicchiere di vino in compagnia.

Passano i giorni e ti accorgi di essere già ad agosto.
Pieno inverno, ma qui sembra essere arrivata l'estate. Sole, mare e si torna a spaparanzarsi sulla spiaggia come delle lucertole; bagno, calcio in spiaggia e relax che per un attimo ti fanno dimenticare la fredda stagione. Ci si ferma in riva al mare o al faro a godersi il tramonto con una birra in mano o semplicemente a Main Beach al ritmo dei tamburelli e dei Jembè, ammirando i disegni sulla sabbia di quell'artista che quasi tutti i santi giorni durante la bassa marea, da un tocco magico alla spiaggia. Una poesia che ogni volta il mare porta via con sé.












Ho scalato il Mount Warning insieme ad Andrea, Marco e Simona. Quel monte con quella forma strana, aguzza… quello che è facile notare nei tramonti a The Wreck; partendo di casa alle tre e mezza del mattino, avendo dormito a mala pena tre ore, camminando con la torcia in testa nel bel mezzo della notte per più di un'ora fino ad arrivare in cima per godersi l'alba, il sorgere del Sole dall'oceano. Una vista mozzafiato e una passeggiata a dir poco gratificante che per un attimo mi ha fatto ricordare le nostre Alpi in Italia. Tornerei solo per quello.
















Più i giorni passano e più qui sembra avvicinarsi l'estate sebbene siamo solo sul finire dell'inverno. Più passano i giorni e più mi sento legato a questi posti. Più passano i giorni e più mi accorgo che "forse" non sarà per sempre. Più passano i giorni e più vedo il posto in cui sono cresciuto come il luogo in cui vorrei tornar solo per una breve vacanza. Più passano i giorni e più mi sorprendo di come una semplice birra tra amici mi abbia aperto un portone. Più passano i giorni e più mi sorprendo quanto sia bello essere apprezzati per quello che si è, per quello che si fa e per quello che si dà. Più passano i giorni e più mi accorgo che forse stavo inseguendo un sogno irrealizzabile. Più passano i giorni e più scopro quanto questa persona sia fantastica. Sempre sorridente, sempre serena, sempre positiva, semplice… diversa. Amy. Ma questa è un'altra storia…




Ora che lo rileggo mi sento di dire che questo racconto non è all'altezza dei momenti che ho trascorso in questi momenti. Ci ho provato a raccontare tutto… ma la memoria umana ha pur sempre i suoi difetti. È trascorso davvero tanto tempo e sicuramente tante cose non sono state citate. Ma alla fine il succo di è discorso spero sia stato colto.
Sto veramente bene; sono veramente felice e pieno di energia come mai mi ero sentito prima. Ma al tempo stesso sono anche spaventato che tutto questo un giorno finirà. Ma guardiamola così… forse anche questa cosa ha il suo lato positivo, che mi spinge a rendere ogni giorno speciale e a godermi questa mia serenità fino in fondo.

Ps. Dopo, potrei dire, anni... ho creato una pagina facebook dedicata sole alle mie fotografie. Qui sarà possibile vedere tutte le mie foto suddivise in categoria. Foto che ho scattato nel corso degli anni e che caricherò poco per volta. Qui il link: AndreaB - Photography -