15 Dicembre 2015
Ultimo giorno nella Tasman Peninsula conclusosi in una lunga e dura escursione fino al Cape Hauy. Una passeggiata stupenda tra sali e scendi, precipizi, scalinate e serpenti… un bel serpentone nero a due passi da me che mi ha fatto sbiancare in men di un secondo; sono rimasto immobile, fortunatamente lui ha deciso di spostarsi per primo.
È stata una giornata stupenda e la vista lungo il sentiero era da mozzafiato. Si poteva praticamente vedere tutta la costa est fino alle titaniche torri ottagonali di Cape Raoul.






Ma questo non è nulla. La giornata ci ha offerto uno degli spettacoli più belli a cui abbia mai assistito in Australia, si parlava di delfini. Ne ho sempre visti parecchi, specialmente durante l'ultimo anno a Byron Bay. Ma a chi è mai capitato di vedere una linea chilometrica di delfini che cacciano? Intendo dire… un centinaio di questi mammiferi marini che saltavano, sfrecciavano l'uno accanto all'altro lungo un'unica linea, creando una sorta di onda anomala in una baia che era piatta come l'olio.
Ma non era finita qui. Avvicinandoci alla costa ci siamo accorti che tra alcuni di questi spuntava ogni tanto qualcosa di più grosso. Due pinne enormi, dei lunghi riflessi bianchi sul filo dell'acqua, poi ecco emergere una cosa che si innalzava in tutta la sua maestosità ed eleganza prima di cadere violentemente sull'acqua provocando quel classico spruzzo che confermava la presenza di una balena. Due megattere che danzavano sulla superficie dell'acqua come due ballerine di nuoto sincronizzato. E in questa magica coreografia non poteva mancare la presenza dei delfini, che saltavano e nuotavano attorno a questi enormi cetacei. E pensare che da lì a pochi giorni tutto quello per me sarebbe stato solamente un lontano ricordo… oceano, delfini e balene.



I polpacci dopo le intense passeggiate dei giorni precedenti, incominciavano a farsi sentire. Le ginocchia pure, era come se qualcuno ci stesse caricando poco per volta dei pesi sulle gambe.
La bellissima passeggiata si è conclusa in un altro bagno rigenerante nella spiaggia in cui avevamo lasciato il van. Inutile descrive la bellezza del posto… gli aggettivi sono sempre quelli. Da lì abbiamo fatto una lunga tirata a nord fino alla foce dello Swammick River; il giorno dopo ci attendeva Wineglass Bay, una tra le spiagge più famose in Australia e forse anche la più turistica in Tasmania.
16 Dicembre 2015
Oggi 16 dicembre è il compleanno di una persona molto speciale. È il compleanno della Susi, la mia cara mammina che compie ben 54 anni! Come passa il tempo… per la terza volta di fila non era a casa per festeggiarli insieme a te e insieme a voi. Ma ti ricordiamo sempre e un video stupido d'auguri non manca mai. Questa volta te l'avrei fatto in cima al Mount Amos con alle spalle Wineglass Bay.
Siamo quindi arrivati al punto di partenza del parco nazionale, carichi come non mai.
Prima impresa il Mount Amos. Un sole pazzesco e una leggera brezza; il cartello indicava una passeggiata impegnativa di 3-5 ore con diversi punti molto esposti lungo rocce scivolose, insomma una passeggiata non per tutti; lo si poteva ben notare subito dall'inizio. Le centinaia di turisti asiatici scesi dai pullman non erano sul nostro sentiero. La massa avevo preso la passeggiata più tranquilla verso la spiaggia.
Per il primo pezzo nulla di che… si saliva parecchio ma il sentiero era praticabile.
Con bastoni e macchine fotografiche al collo siamo arrivati fino al punto in cui un cartello segnalava l'inizio della "scalata".
Tutto intorno a noi solo rocce di arenaria… questo era il sentiero. Una caccia al tesoro nel trovar i segnali lungo queste salite di una pendenza attorno ai 45°. In alcuni punti bisognava essere davvero cauti; le rocce erano così scivolose e levigate che bastava un passo falso per far un bel rotolone. L'ultimo pezzo necessitava anche l'uso della braccia. Stava diventando una sorta di scalata, ma alla fine eccoci in cima!
Una fatica ripagata, un panorama da cartolina. Davanti a noi l'azzurro saturo di Wineglass Bay. Avevamo beccato proprio la giornata giusta; la luce del sole faceva risaltare ancora di più i suoi colori creando un forte contrasto con tutto ciò che circondava questa baia.
Perché Wineglass? Bè, viene chiamata bicchiere di vino perché se vista dall'alto ha proprio la forma di un calice di vino. E ovviamente noi il bicchiere di vino non ce lo siamo fatti scappare! Un aperitivo difronte a tale spettacolo seduti su una roccia con il vuoto sotto i nostri piedi. Cari amici quello che ai nostri occhi poteva sembrare una spiaggia thailandese era in realtà la Tasmania!







Siamo ritornati giù come gli gnu nel Re Leone; guardando la pianta e il colore dei piedi nudi di Nick si poteva anche pensare che eravamo dotati di zoccoli. Tempo totale: circa due ore.
Siamo tornati affamati al parcheggio, era già l'una di pomeriggio e per arrivare direttamente alla spiaggia c'erano altre due ore di camminata. Le nostre gambe erano a pezzi ma abbiamo comunque creduto nell'impresa.
In poco meno di mezz'ora siamo giunta sulle sponde di quella spiaggia bianca che aimé dall'alto a mio parere avevo maggior fascino. Sarà stato il troppo vento e l'affollamento ma se devo dire la mia in giro per l'Australia ho visto spiagge migliori e cosa più importante non turistiche. Ma l'effetto che dà a vederla dall'alto del monte la lascia comunque fissa nella lista dei posti più belli che abbia mai visto.
Non so con quale energia il ritorno l'abbiamo fatto letteralmente correndo. Sembravamo sotto l'effetto di qualche droga. Con le gambe belle calde non percepivamo più un dolore; quello si sarebbe fatto sentire il giorno successivo.
Siamo tornati a Coles Bay per saziarci con la nostra quotidiana insalatona mista che mette d'accordo sempre tutti quanti. Da lì dopo un'occhiata veloce a Friendly Beach siamo saliti fino alla Bay Of Fires, così chiamata per le sue rocce ricoperte da un lichene arancione che le fa sembrare appunto "infuocate".
Ma il sole stava già tramontando così ci siamo messi alla ricerca di un posto dove dormire.
Ci siamo trovati uno spot bellissimo in una piccola baia al riparo dal vento. Seduti attorno al fuoco avevamo davanti a noi solamente il mare con il suo movimento armonico che da vita all'alta e alla bassa marea.


17 Dicembre 2015
Bay Of Fires ci ha lasciato a dir poco delusi. Ci aspettavamo un'infinità di rocce arancioni, ma in realtà quella che era riportata sulla copertina della nostra mappa era un capolavoro di fotografia scattata dall'angolazione giusta al momento giusto.





Era il caso di rimetterci in marcia. Bagno veloce a The Gardens per darci una lavata e poi verso il nord della Tasmania. Lungo la strada ci siamo fermati a degustare altri formaggi locali prima di arrivare all'ombra della foresta pluviale delle Columba Falls.


Da qui, con il van, abbiamo deciso di prendere una strada alternativa che doveva essere una "scorciatoia". Siamo finiti in mezzo al nulla in un paesaggio completamente diverso fatto di pinete, fiori selvatici e ruscelli. Per una attimo sembrava di essere finiti in Svizzera. Tutto era bellissimo, a parte la strada. Salite da fare in prima dove la pavimentazione era formata da ciottoli appuntiti al punto tale che potevo sentire le ruote di Cody urlare <<Adesso scoppio, adesso scoppio>>. Con il van che ballava qua e là, tra sali e scendi, alla fine siamo ritornati sulla strada principale fino ad arrivare a Bridport sulla costa settentrionale.
Non c'era aria di aree camping free in zona; l’applicazione WikiCamp segnalava alcuni spot solo a 40 km più a nord. Era l'unica… e meno male che avevamo preso quella decisione.
Dopo una decina di chilometri su una strada sterrata in perfette condizioni, siamo arrivati al Waterhouse National Park. Non un'anima viva, eravamo a due passi dal mare ma quelle che si supponevano essere piazzole per il campeggio erano nascoste dietro ai cespugli e da lì non c'era la possibilità di scorgere la spiaggia.
Poco più in giù la strada continuava e arrivava direttamente sul mare. Qui c'era un punto perfetto con tanto di fire place tra le rocce al riparo dal vento. Ma per arrivarci bisognava superare una serie di conche, era proprio da 4x4. Mettiamola così… fanculo era forse la nostra ultima notte davanti all'oceano con la possibilità di accendere un fuoco. Ho preso il van e sono sceso. Tra una ruota sospesa e l'altra immersa nella sabbia alla fine Cody si è trovato a pochi passi dall'acqua. Come saremmo tornati su il mattino seguente, quello non importava… una soluzione l'avremmo trovata. La pazzia l'avevo fatta ed era giusto godersi la serata.
La definirei la serata più bella, nel punto più bello. Attorno a noi c'era un silenzio assurdo, nessuna presenza umana. Attorno a noi c'era solo il silenzio assordante della natura.
Quella sera avevamo un sacco di legna a disposizione. Avevo trascinato fino a giù in intero albero completamente secco. Abbiamo incominciato a spaccarlo in pezzi sempre più piccoli, fino al tronco principale. L'unico modo per spezzarlo era far leva tra le rocce. E uno e due e treeeeeee…. Come stelle filanti a carnevale, da sotto la corteccia sono sparati fuori una miriade di ragni enormi. Io ho urlato <<TARANTOLEEEE>>. Ci assomigliavano molto ma molto probabilmente si trattava di Grey Wolf Spider, una specie non velenosa ma dalle dimensioni comunque notevoli e il cui morso, sicuramente non piacevole, poteva portar ad una leggera febbre. Gli avevamo distrutto la casa… e ora erano ovunque. Dovevamo star all'erta.
Il sole stava calando proprio davanti ai nostri occhi. È stato straordinario, in pochi minuti la bassa marea ha lasciato spazio ad un lungo bagno asciuga fatto di pozze e riflessi che gradualmente passavano dal giallo, al viola fino al blu.

In quel momento non eravamo soli. Attorno a noi c'era una presenza; o meglio un miliardo di presenze. Il cielo color bronzo si era ricoperto in pochi secondi di tantissimi puntini neri. Eravamo circondati da una galassia di piccoli coleotteri color fuoco. Una sorta di maggiolini. Mai in vita mia avevo visto una spettacolo del genere. Erano ovunque ed erano apparsi dal nulla. Quella sera stava nevicando e nevicava nero; non importa se finivano all'interno della maglietta o tra i capelli, ero incantato da tale bellezza. Poi come nulla fosse sono spariti insieme al sole. 

Siamo stati parecchio davanti a quel fuoco, fino a quando non è bruciato l'ultimo ramoscello. Una serata perfetta, se non fosse che in piena notte io e Andrea abbiamo lottato con una truppa mercenaria di zanzare che fino a quel momento non si erano mai fatte sentir più di tanto. Notte insonne ma mai al pari con quella nel Northern Territory al Kakadu National Park; quelle è e rimarrà per sempre la peggior notte della mia vita!
18 Dicembre 2015
Era il momento dell'impresa. Dovevamo superare quell'ostacolo che visto dal basso sembrava impossibile. Dalle tribune è partito un coro <<Go Cody, Gooo!>>. Rombo di motore, marcia inserita. Via. BAM. Impantanati; primo tentativo fallito.
Secondo tentativo, ruote che girano a vuoto e sabbia ovunque.
Dai Cody ce la dobbiamo fare. Ok, qualunque cosa succedava non dovevo smettere di accelerare e cosa principale dovevo prendere velocità.
Ho preso la rincorsa e buuuum. Vai che ci siamo ancora un po' ancora un po'. Lo sentivo spingere lì sotto con tutte le forze. L'avevamo superata! Ce l'avevamo fatta!
Cody si era evoluto in 4x4. Non c'era una logica spiegazione eppure ne eravamo usciti vivi.
In circa dieci giorni avevamo praticamente compiuto l'intero giro della Tasmania, facendo tutto quello che ci eravamo programmati.
Senza troppe idee e con le forze pari a zero abbiamo deciso di riscendere verso Launceston per far rifornimenti ed arrivare fino al Great Lake.
La strada per arrivare là era stupenda. Colline, campi di fiori e solamente pascoli di pecore.
Poi abbiamo incominciato a salire sempre di più lungo un'infinita serie di tornati. Stavamo correndo il Gran Premio di montagna.
Tutto bellissimo fino all'arrivo al lago. Una landa secca e desolata dove l'ultimo pensiero era farci un bagno. Un posto fantasma dove non siamo riusciti a trovar nemmeno un tavolino o un'area picnic dove poter pranzare. Eravamo anche a corto di benzina e non c'era traccia nemmeno di un benzinaio.
Abbiamo deciso di girar attorno al lago per ritornar di nuovo verso nord. Casualmente abbiamo trovato una stazione di servizio dove sia Cody che noi abbiamo trovato il carburante che ci serviva.
Il primo e vero centro abitato è stato Deloraine. Erano già le cinque di pomeriggio e non sapevamo proprio cosa fare e dove andare. Tutte le aree camping erano lontane e sinceramente quei posti che non avevamo ancora visitato, non ci ispiravano per niente.
Stavamo iniziando ad innervosirci. Cosa si fa? Dove si va? E tu cosa ne pensi? Mezz'ora di domande e infine nel momento culmine del mio delirio mi è partita questa domanda: <<Che giorno è oggi?>> <<Venerdì!>> Scherzando ho risposto <<È l'ultimo venerdì sera assieme ragazzi, dovremmo festeggiare; andiamo a Hobart>> silenzio… voleva dire farsi 290km. Tre ore circa verso sud e il giorno dopo saremmo comunque dovuti tornar su per accompagnare Nick a Lanceston e per andar a prendere il traghetto a Devonport.
Ci siamo guardati in faccia. Andrea si è sentito svenire e si è buttato nel retro del van. Nick aveva un sorriso stampato in faccia. Era una pazzia.
E le pazzie le fanno solo i pazzi o gli idioti come noi.
Siamo partiti più veloci del vento con musica a manetta. Era la nostra ultima vera serata assieme, dovevamo renderla pazza e unica.
Abbiamo prenotato l'ostello e alle otto e mezza di sera siamo arrivati. C'era ancora luce. Mi ero dimenticato di dire che qui incominciava ad imbrunire verso le 8.30 e l'ultima spicchio di luce spariva alle dieci di sera.
I nostri corpi sono tornati ad essere nuovamente candidi e profumati; eravamo pronti per la pazza notte a Hobart.
Questa volta faceva decisamente più caldo ed essendo l'ultimo weekend prima del Natale, in giro c'era una marea di gente. Siamo tornati ancora a Salamanca. Questa volta siamo stati molto più intelligenti rispetto l'ultima volta. Almeno, io e Nick. Andrea sembrava in un altro mondo, era incontenibile; ma questa volta l'abbiamo tenuto al guinzaglio e non c'è scappato di mano! Siamo anche riusciti a trovar tranquillamente l'ostello sempre alla bellezza delle tre di notte.
Ma la cosa bella è che abbiamo pagato per una stanza con dei letti ma alla fine Andrea ha dormito sul divano del salotto (secondo lui molto più fresco e comodo) mentre io non so perché ma ho sentito il bisogno di dormire in Cody. Erano le mie ultime sere in quello che per diverse mesi in questi due anni è stato in tutti i sensi la mia casa.
28$ per dormire nella mia macchina in mezzo alla strada e soprattutto in salita. Per Cody questo ed altro.
19 Dicembre 2015
E infine eccoci arrivati all'ultimo giorni di questa indimenticabile esperienza.
Un risveglio soffocante in un Hobart completamente diversa dall'ultima volta. Finalmente dalla mia partenza da Byron Bay avevo la possibilità di far una lavatrice. Finalmente potevo indossare biancheria pulita e non semplicemente sciacquata nell'acqua. Non che la cosa mi creasse troppi problemi ma era giusto per farvi capire le condizioni di quando si viaggia e si vive in una macchina.
Abbiamo colto l'occasione per vedere anche fino al Clifton Beach dove sicuramente ci sarebbe stato del surf. In effetti qualche ondina c'era, peccato che dopo pochi minuti si è alzato un vento e ha cancellato tutto.
Ci siamo addormentati/ustionati in spiaggia per una mezz'oretta prima di riprendere la lunga marcia verso nord. Abbiamo superato di nuovo Richmond rientrando nell'autostrada che solo il giorno prima aveva preso per compiere la nostra pazzia.
Volevamo morire. Quel giorno non si respirava. Per un attimo credevamo di essere finiti nel deserto. Secco e giallo ci circondavano e l'unica presenza erano i greggi di pecore.
Le temperatura esterna sarà stata superiore ai 30° niente in confronto a quelle che si registrava negli stessi giorni nel resto dell'Australia. Ma l'aria era bollente! Il vento era bollente. Eravamo finiti in un forno!
Al quanto distrutti e provati siamo arrivati a Lanceston. Avremmo speso le ultime ore con Nick prima di spostarci nella notte verso Devonport dove avremmo preso il traghetto.
Abbiamo usufruito dell'ostello per un'ulteriore doccia e per cucinar qualcosa di più sostanzioso.
Ultimo brindisi con tanto di panettone per un Buon Natale e un felice anno nuovo. Il panettone che il nostro caro americano non aveva mai avuto il piacere di provare. Ne è rimasto soddisfatto! E come sempre abbiamo sottolineato durante la vacanza: Jesus is Christ!
Siamo usciti per un’ultima birra, facendoci amiche le bariste del locale che ovviamente ci hanno offerto un brindisi per la nostra ultima serata assieme.
Era tempo di salutare il nostro pazzo e unico compagno di viaggio. Chi l'avrebbe mai detto, due italiani e un americano. Eppure siamo sempre andati d'accordo e non c'è mai stato un dibattito. Ci siamo sempre capiti senza mal intesi (a parte il numero sbagliato che abbiamo lasciato alle ragazze). Ne abbiamo passate di cotte e di crude ma alla fine nella nostra testa ci sono stati solamente bei ricordi. Tre il numero perfetto. Caro e vecchio Nick, ci ribeccheremo di nuovo un giorno. In Italia, in America o in qualche angolo del mondo! <<I don't give a fuck! L'importante è rimaner in contatto>>





























